Libri. “Sottovento e sopravvento” tra erotismo e narrativa l’ultimo romanzo di Mina di Sospiro

Guido Mina di Sospiro, milanese di nascita e statunitense d’adozione, è intellettuale decisamente versatile. I suoi interessi spaziano dalla musica alla cinematografia, dalla letteratura all’arte. Nodo focale della sua poliedricità spirituale è da individuarsi nella philosophia perennis. La sua visione del mondo, l’idea di uomo che la sostiene, fanno mostra di sé in tutta la vasta produzione narrativa di quest’autore, aduso da tempo a scrivere in inglese, ma le cui opere sono tradotte in ben dodici lingue. E’ da poco nelle librerie la sua ultima fatica, Sottovento e sopravvento, edita da Ponte alle Grazie di Firenze (euro 14,90). La scelta del titolo non è casuale! Il lettore avrà notato che Mina di Sospiro opta nella titolazione per la variante linguistica “sopravvento” (con due “v”) anziché per la più consueta “sopravento”, al fine di ribadire con forza come, nel narrato del libro, la trascendenza svolga un ruolo prioritario rispetto all’immanenza.

     Tale rilevazione ci conduce nelle “segrete cose” che l’autore vuole “porre in evidenza” nelle pagine che brevemente presentiamo. Intendiamo dire che questo romanzo sui generis, potrebbe svolgere rispetto alla pratica della nautica, lo stesso ruolo che nei confronti dell’alpinismo   metafisico ebbe la pubblicazione de Il monte Analogo di René Daumal, testo divenuto la “Bibbia” di ogni alpinista “non sportivo”. Infatti, al centro del racconto che l’autore costruisce con rara attenzione all’intrecciarsi ed intersecarsi di personaggi ed eventi, sta il tema universale della cerca. I protagonisti delle vicende sono, prima di ogni altra cosa, alla ricerca di se stessi. Christopher, irlandese del mitico Connemara, sospinto in Florida dalla inesausta volontà di evasione dal grigio “quotidiano” di marinaio per turisti in servizio nel porto di Galway, trova nell’avventura una via di realizzazione, divenendo un cacciatore di tesori. A tale scelta era stato indotto dall’ aver ascoltato casualmente una conversazione tra due sconosciuti: da essa apprese di galeoni spagnoli affondati dai pirati nel Mar dei Caraibi, carichi d’oro e ricchezze. Solo nell’avventura, a contatto diretto con gli elementi, sarebbe risultato possibile per lui realizzare ciò che gli stava a cuore “Vivere, quella sensazione di essere davvero vivi” (p. 27).

     Ruth, filosofa cubana, impegnata, finché il destino non la toccò, ad elaborare un procedimento logico centrato sull’incontrovertibilità della ratio, un algoritmo capace di eludere i paradossi, compreso il più significativo tra essi, la vita. La giovane intellettuale viene per caso a sapere di essere stata adottata da una coppia statunitense durante i drammatici giorni della rivoluzione cubana dei barbudos, guidati da Fidel Castro. Da quel momento è ossessionata dalla ricerca delle proprie origini. Si reca a L’Avana, ma non riesce nello scopo. Rimane delusa. Scopre, però, durante la   permanenza nella capitale caraibica, la carnalità e la solarità dell’isola, la gratuità dell’amore e della vita, situazioni mirabilmente descritte dall’autore. Esse fanno emergere in lei, sia pure all’inizio timidamente ed inconsapevolmente, il bisogno di altre domande, alle quali la logica non sa fornire soddisfacente risposta. I destini di Christopher e Ruth, apparentemente così diversi e distanti, si incontrano: un narcotrafficante colombiano li costringe con la forza a cercare un tesoro immenso, il cui ritrovamento avrebbe potuto aiutarlo a giustificare i profitti illeciti.

    Di che tesoro si tratta? Di un tesoro indicato su un’antica mappa difficilmente decifrabile. Uno studioso, esperto di crittologia, dopo diversi tentativi andati a vuoto, riesce infine a decodificarla. Si trova, a questo punto, di fronte ad un enigmatico indovinello, senza apparente significato. Il tesoro risulterebbe sepolto sulle isole Negrillos, situate nel Mar dei Caraibi, ma segnate solo sulle carte che precedono il 1867: infatti, caso assolutamente straordinario, da allora esse non compaiono più su alcuna mappa nautica, quasi fossero state inghiottite da un cataclisma naturale. Inizia così la spedizione in barca a vela alla ricerca delle Negrillos e del tesoro. I due protagonisti possono avvalersi dell’imbarcazione, fornita loro dal boss, per poco tempo. Un incendio divampato nella cucina sottocoperta, la distrugge. Si mettono in salvo sulla scialuppa a loro disposizione. La cerca  si fa drammatica ed avviene durante una Settimana Astrale nella quale gli dei (afferenti al pantheon greco-romano e nordico), che presiedono ai nomi delle singole giornate, intervengono nel determinare gli eventi e il tessuto della vita dei protagonisti: la trascendenza incontra l’immanenza, la pervade dall’interno. Christopher e Ruth-Marisol (il suo primo e vero nome) affrontano difficoltà inenarrabili, si confrontano con lo scatenarsi delle tempeste, con l’elemento caos rappresentato dalle acque oceaniche, con la fame e la sete (non solo di alimenti e bevande, ma di verità) finché di giovedì, giorno posto sotto tutela di Venere-Amore, sperimentano che “si rinasce, si rinasce-in un altro mondo […]in un altro tempo, in un altro posto, in un altro spazio, in un’altra terra” (p. 134), finché le procelle fanno approdare i naufraghi su un’isola appartenente all’arcipelago delle Negrillos.

      Tali isole non hanno a che fare, esattamente come avviene nel monte Analogo di Daumal, con lo spazio omogeneo postulato dalla geometria euclidea: si tratta di uno spazio analogico, rilevato attraverso un’avventura “simbolicamente autentica”. Al monte Analogo gli alpinisti di Daumal giungono dopo aver attraversato le acque oceaniche. Anche i due personaggi del racconto di Mina di Sospiro, giungono infine alla Montagna, al Centro, “su quell’isola, che nella realtà fisica non esisterebbe, trovano il fatidico tesoro” (p. 186). Sopravvivono perfino all’eruzione della Montagna, del (dio) Vulcano, alla violenza dell’anima tellus, scoprendo che ciò cui anelavano veramente nella cerca, era un tesoro diverso dall’oro materiale: ciò che in realtà volevano era “la fusione dell’anima con l’animo” (p. 186), del maschile con il femminile, l’alchemico Mysterium Coniuctionis. Per giungere a tanto, la “Bestia” Christopher deve lasciarsi alle spalle la dimensione aggressiva e concupiscibile della propria natura, la “Bella” Ruth, per tornare a splendere in Mari-sol, deve abbandonare la sterilità astratta della logica, ed abbracciare la vita.

     La Via, suggerita attraverso rimandi espliciti ed impliciti in Sottovento e sopravvento, implica scelte in contraddizione con il senso comune del nostro tempo. E’ scelta implicante coraggio: fa emergere in chi la compie serenità e stabilità interiore.

*Sottovento e sopravvento, di Guido Mina di Sospiro edito da Ponte alle Grazie di Firenze (euro 14,90)

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Giovanni Sessa

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