L’idiota che, a Torino, ha scatenato il panico tra i tifosi juventini provocando 1.500 feriti (grazie anche alla tolleranza politicamente corretta delle istituzioni che perquisiscono i cittadini e lasciano passare i venditori abusivi, italiani e stranieri, di birra in bottiglie di vetro) ha avuto il grande merito di smascherare l’ignobile bugia di chi sostiene che il terrorismo non cambierà le abitudini degli europei. Le ha già cambiate. Basta un idiota con uno zainetto per provocare il terrore. E ormai i voli sulle brevi distanze sono stati soppiantati dai treni perché i controlli esasperanti negli aeroporti obbligano ad anticipare la presenza negli scali, vanificando i risparmi di tempo dei voli. Andare allo stadio, ad un concerto, ad una festa di piazza è diventato un fastidio costante, al di là dei pericoli reali che restano pochi. In compenso la tolleranza assoluta nei confronti delle grandi opportunità favorisce l’arroganza di chi crede di aver diritto a tutto (dall’alloggio gratuito al lavoro, dal viaggiare gratis alla precedenza per i propri figli alla scuola materna) solo perché una onlus di filantropi l’ha scaricato sulle coste italiane. Intanto, grazie allo sbarco dei nuovi schiavi, la concorrenza per un lavoro diventa sempre più agguerrita e sempre più al ribasso. Retribuzioni di 600 euro per un ingegnere laureato con il massimo dei voti, che conosca perfettamente tedesco e inglese, pronto ad essere sballottato in giro per il mondo, ma con il diritto al buono pasto. Anche questo è un cambiamento imposto dalla continua ondata di migranti. E pazienza se aumentano i disoccupati, i disperati, i poveri assoluti. È il politicamente corretto, bellezza. Cancelliamo la festa per una partita o per un concerto, facciamo crescere rassegnazione, timori, paure. Controlliamo tutto e tutti, a parte le nuove opportunità, ovviamente. Il grande fratello deve sapere tutto di noi, poi lascia in libertà spacciatori e scippatori. Ma guai a lasciare l’auto parcheggiata oltre l’orario di scadenza del parchimetro…
Il caso Torino. Come il terrorismo internazionale cambia le nostre abitudine
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