Regionali in Sicilia. Due candidati per il centrodestra favoriscono la corsa dei 5 Stelle

beppe grillo siciliaCe la stanno mettendo proprio tutta affinché il prossimo governatore della Sicilia sia il grillino Giancarlo Cancellieri. Quelli del centrodestra più ancora di quelli del centrosinistra. Difficile non crederci, visto che i buoni propositi per l’alleanza anti-dem e anti-cinque-stelle pare siano saltati assieme al disimpegno di Forza Italia e Cantiere Popolare sulle primarie. Nell’ex Casa della Libertà è partita la gara alla scissione dell’atomo. Uno scenario anche peggiore rispetto a quello fotografato cinque anni fa, quando la coalizione si spacchettò su due candidati presidente, Nello Musumeci e Gianfranco Micciché, consegnando – numeri alla mano – la Regione a Rosario Crocetta.

Roba da Cavalleria rusticana

Questo giro,  sono ancora loro due a giocarsela in una guerra dal gusto muoia Sansone con tutti i filistei. L’ex presidente della provincia di Catania non vuole affatto retrocedere dall’impegno per le primarie, quasi fosse un fatto d’onore. E in parte lo è. Per lui sicuramente. Tant’è che Musumeci ha già lanciato la sua campagna elettorale, forte di una colazione nella coalizione pronta a sostenerlo in una battaglia di principio che cela i fuochi di una disputa ancora più rovente: quella di chi comanda l’alleanza in Sicilia. Totò Cuffaro? Silvio Berlusconi?  Con lui, oltre e ovviamente a #DiventeràBellissima, anche Fratelli d’Italia, i salviniani di Angelo Attaguile e l’ex coordinatore forzista Enzo Gibiino. Sì, perché anche nel partito azzurro la resa dei conti prima o poi doveva arrivare.

Attendisti e centristi

Micciché intanto aspetta. Prima di tutto le amministrative di Palermo e gli esiti dell’esperimento Ferrandelli, ex Pd sostenuto da Forza Italia, civici e i redivivi cuffariani. “Il Macron di Palermo”, così lo ha definito Matteo Salvini venendo nell’Isola. Un’uscita che non teneva conto però che al ballottaggio il candidato europeista avrebbe staccato di gran lunga Marine Le Pen. Anche nel capoluogo siciliano l’ex centrodestra è diviso, con l’area sovranista che si è compattata sul giovane outsider di espressione civica Ismaele La Vardera. Ma Micciché aspetta soprattutto il centro. Non i casianiani e neanche quelli dell’ex Ncd – non fosse altro che con gli alfaniani non si è mai annusato neanche ai tempi del 61 a 0 – per lui ormai transitati nel centrosinistra.

Il Macron di Sicilia

Miccichè aspetta un Macron spendibile in tutte e nove le province dell’Isola. Uno che piaccia ai moderati di tutti i poli e che possa spacchettare un centrosinistra che, sempre sullo strumento delle primarie, è andato in fibrillazione. La verità che è che l’analogo della Le Pen in Sicilia sembra essere proprio quel cinque stelle a cui un po’ tutti stanno dando una mano, volenti o nolenti.

Il piano Di Maio

Se Grillo vince nell’Isola, a quel punto può succedere di tutto. I giornali parlano chiaro: a monte di ogni previsione ci sarebbe un piano Di Maio: conquistare la Regione, varare immediatamente alcuni provvedimenti choc dal forte chiamo mediatico,  quali – ad esempio – il taglio dei vitalizi e gli stipendi ai deputati, per  giocarsela poi su Roma. Un piano da attuare in meno di tre mesi. Già, perché le Regionali saranno il 5 novembre e le Politiche appena tre mesi dopo. A quel punto il sempre aperto laboratorio siciliano sarebbe allestito, ma da loro.

@fernandomadonia

@barbadilloit

Fernando M. Adonia

Fernando M. Adonia su Barbadillo.it

Exit mobile version