Architrave. L’Europa, la guerra, la resistenza. Torna il classico di Sérant sull’epurazione

Dresden, zerstörtes StadtzentrumAl termine della seconda guerra mondiale, in Europa, alleati e partigiani dettero vita a una caccia gigantesca ai responsabili degli eserciti italiano e tedesco, ai gerarchi e ai singoli fascisti o nazionalsocialisti. Si scatenò contro i vinti una reazione che non tenne conto né delle leggi di guerra né del diritto. Alle violenze commesse da ambo le parti negli ultimi periodi della guerra seguirono esecuzioni sommarie, eliminazioni di fiancheggiatori, di militari che avevano soltanto compiuto il proprio dovere, furono improvvisati nelle piazze tribunali del popolo. Epurazioni e processi sommari che non si basavano sul diritto, a partire dal processo di Norimberga dove valse l’applicazione della legge in maniera retroattiva e fu contraddetto un postulato basilare del diritto: nulla poena sine lege. Non esiste sanzione in mancanza di una legge relativa al fatto commesso. Per non parlare delle procedure utilizzate e del fatto che al processo di Norimberga si parlò solo dei crimini fascisti e nazionalsocialisti senza sollevare affatto il problema di quelli degli alleati. Il bagno di sangue durante l’epurazione fu notevole in ogni nazione europea.

Adesso è stato ristampato, dalla Oaks, giovane casa editrice diretta da Luca Gallesi, I vinti della liberazione, un classico della storiografia, che reinterpreta, sulla base di documenti e di fatti prima non conosciuti, la dinamica di quelle vicende. Il libro è uscito in Italia nel 1966 e due anni prima in Francia. Nonostante il passare degli anni l’opera non è affatto datata. Paul Sérant, vero nome Paul Salleron, fratello dell’economista Louis Salleron, con I vinti della liberazione fu il primo a effettuare un bilancio di questa sanguinosa repressione che dimostrò, per dirla con l’autore, che la fine di una guerra non coincide mai con la firma di un trattato o con una data stampata in un libro di storia ma prosegue con la coda dell’epurazione, omicidi più o meno seriali ecc.

Dopo una breve ricapitolazione del rapido svolgersi della seconda guerra mondiale, lo storico francese rimarca come in tutti i paesi dell’Europa occidentale chi appoggiò l’esercito tedesco e combattè con il Terzo Reich fu ritenuto responsabile dell’occupazione, delle devastazioni e delle deportazioni compiute dai tedeschi. La repressione e la vendetta, a partire dal 1945 fino al 1949, furono molto pesanti.

Dall’Austria al Belgio, dalla Danimarca alla Francia, dalla Germania alla Gran Bretagna all’Italia, al Lussemburgo fino alla Norvegia, ai Paesi Bassi e alla Svizzera, nel libro scorrono le ricostruzioni storiche delle violenze che subirono i vinti. L’epurazione durò tre-quattro anni con una coda fino alla metà degli anni ’50 per le carcerazioni. Gli scenari furono feroci: dalla “macelleria messicana” compiuta in piazzale Loreto alle esecuzioni sommarie fatte in tutta Europa, a guerra finita, fino al 1948 da partigiani o ex partigiani assassinando soldati (quindi uomini con divisa) che si erano regolarmente arresi, o persone definite “collaborazioniste” senza prove. Per non parlare del trattamento riservato ai prigionieri.

Un massacro difficilmente quantificabile, in tutta Europa, che in Italia riguardò più di centomila persone, comprese le vittime della pulizia etnica compiuta dalle truppe comuniste di Tito in Istria e Dalmazia, oltre alle altre centinaia di migliaia nelle altre nazioni europee. Un libro di storia che spiega bene le dinamiche politiche, gli accordi, le stragi e le esecuzioni sommarie dando un affresco complessivo di quell’epoca.

Introduce il libro di Sérant Mario Bernardi Guardi, una delle migliori penne della pubblicistica controcorrente, che inquadra la vicenda dell’epurazione nel dibattito della storiografia contemporanea, sganciando l’analisi dalla propaganda politica.

Paul Sérant, I vinti della liberazione, Oaks editrice, Milano 2016, pagg.. 408; euro 28,00

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Manlio Triggiani

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