Il primo riguarda quello che Papa Francesco chiama “zelo apostolico”: il cattolico non può limitarsi a vivere la propria fede nella dimensione del privato, né in maniera settaria, ma è spinto necessariamente a trasmetterla, a diffonderla, a trasformarla in lievito che sia in grado di animare anche le strutture temporali. Basti pensare alla parabola del Vangelo sui talenti, o anche alle definizioni che Cristo stesso dà dei suoi discepoli: «sale della terra», che non può rischiare di perdere il suo sapore, e «luce del mondo», che non può essere accesa «per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella sua casa». Non vi è nulla di “progressista” in tutto questo: è il compito tradizionale spettante alla Chiesa, annunciare Cristo a tutte le genti. Come dichiarò il cardinale Ratzinger nel libro-intervista con Vittorio Messori Rapporto sulla fede, «molti dimenticano che il concetto conciliare opposto a “conservatore” non è “progressista”, ma “missionario”»: è già tutta lì la necessità bergogliana di spingersi verso le “periferie esistenziali”. Il cristiano da salotto, dunque, è colui che manca di zelo missionario, il pigro, l’abitudinario che non prende sul serio le parole di Cristo: «Io sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!».
Ma non c’è solo l’aspetto della pigrizia. È anche questione di opportunismo, di quieto vivere. Il cristiano da salotto ha paura di disturbare il manovratore, sia dentro che fuori la Chiesa. È troppo preso dal desiderio di piacere a tutti, di usare – come diceva san Josemaria Escrivà – rispetti umani anziché la «santa facciatosta», di non pestare i piedi a nessuno. Abbiamo tutti presente certo untuoso clericalismo, certi ossequi ispirati al “tutto bene, madama la Marchesa”. Così come abbiamo presente la subalternità che negli ultimi decenni certo mondo cattolico, di “destra” e di “sinistra”, ha mostrato nei confronti dei potenti di questo mondo, dell’establishment politico-economico-finanziario-culturale. Un perbenismo accomodante che ha scandalizzato tanti, disgustando anche molti di quelli che sono rimasti. Questi sono i cattolici da salotto contro i quali mette in guardia Francesco: i tiepidi che, come recita l’Apocalisse, saranno vomitati nell’ultimo giorno. «Se diamo fastidio, benedetto sia il Signore»: più che una resa al mondo, quello del Papa pare un richiamo alla battaglia.