Radja Naingolaan ha giocato un tempo solo. Il secondo. Ma era ovunque, ha fatto scordare di essere stato un parente ectoplasmatico di se stesso per tutti i primi quarantacinque minuti di gioco. Uomo ovunque, pressa, accorcia e allunga e raccorda, fa e disfa, si toglie lo sfizio di scartarne tre con una mossa di corpo e mettere dentro un pallonaccio velenosissimo da quasi quaranta metri. Bello e “sporco”, come il suo gioco di classe e agonismo totale. Quando gioca così è una furia. E onestamente questa Lazio non gli era argine abbastanza solido.
Come ogni anno, alla Juve serve una rivale credibile per la lotta scudetto. La sconfitta laziale ri-lancia le quotazioni giallorosse, in condominio con il Milan di Montella, trascinato in altissimo dalla fame e dalla rabbia di un centravanti di cuore e attributi, come il signor Lapadula. E se Lapadula è simbolo di un Diavolo che vuole risorgere, Naingolaan è una certezza nella Roma eterna seconda (o terza).
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