Libri. “Ustica, storia e controstoria” perché la ricerca della verità sia un dovere

foto-eugenio-baresiPubblichiamo un estratto da “Ustica, storia e controstoria” scritto da Eugenio Baresi ed edito da Koiné Edizioni.La ricerca della verità su uno dei casi più oscuri della storia recente della nostra nazione deve essere un dovere per la coscienza italiana. 

Non giro intorno alle parole, ma giro intorno ai fatti, ben sapendo che quanto è oggi nell’immagine di tanti è stato adeguatamente costruito nel tempo e si persiste nel suggerirlo all’opinione pubblica secondo convenienza e non secondo verità.

Una verità stabilita dall’osservazione dei resti dell’aeromobile, certezza condivisa da tutti i periti della Commissione internazionale, tutti: il Dc9 Itavia non è stato abbattuto da un missile e non vi è stata alcuna battaglia aerea.

Una definizione statuita da sentenze di Corte di Assise e di Appello determinate da Tribunali penali che se ne sono occupati con numerose udienze, confronti dibattimentali e perizie.

Una certezza che la Corte di Cassazione penale ha infine confermato e sentenziato con sua decisione ultimativa e definitiva.

Ma, solo in questo caso nella storia dei processi in Italia, quello che ci viene raccontato non è la determinazione della sentenza, ma ci viene raccontata come verità la motivazione del rinvio a giudizio. Insomma si usa con falsità una cosa parziale, chiaramente e decisamente smentita da tre gradi di giudizio penali, cioè da chi aveva titolo per analizzarne i contenuti, approvarli o smentirli.
Li ha smentiti! 
Insomma, per capirci, chi sostiene che l’ordinanza-sentenza di Rosario Priore ha fatto chiarezza sarebbe come dicesse che Enzo Tortora non è stato assolto in via piena e definitiva dalla Corte di Cassazione perché la verità, nel suo processo, era di chi l’aveva rinviato a giudizio.

Nel nostro processo si vuole che valga come verità il rinvio a giudizio e non la sentenza della Corte di Cassazione penale.

Questo è quanto.

Ora appare di tutta evidenza che se si vuol essere seri, e non temo di essere offensivo nei confronti di altri, bisogna rifarsi ai dati certi e non alle ricostruzioni fantasiose appunto utili per il ripetersi di intriganti spettacoli cinematografici, premessa per riconoscimenti economici, ma dannose al dovuto rispetto della verità.

Ed il primo dato è la disponibilità del relitto.

Il nostro Dc9, quando finalmente recuperato, non senza una iniziale inspiegabile opposizione delle parti civili e con responsabile negligenza del Governo, presenta evidenze inconfutabili: non è stato abbattuto da un missile.

Essendo un cittadino normale che si trova a dover contribuire al pagamento degli errori dello Stato e dei suoi rappresentanti mi pare lecita la pretesa che sia la dimostrazione di un evento a determinare le responsabilità e non la pretesa di alcuni, variamente interessati, che valgano accadimenti non accaduti.

Mi pare insopportabile che si sia costretti, per insipienza conveniente di molti nell’ambito della politica, per la libera interpretazione della legge nell’ambito di certa Magistratura, per la faziosamente interessata ossessione di tanti nell’ambito dei media, a far sì che venga proclamato, al contrario e a prescindere dai fatti acclarati, un accadimento smentito, lo ripeto, da perizie autorevoli e costose, determinato nel suo accadere da sentenze penali ultimative come quelle della Suprema Corte di Cassazione penale che per legge è titolare nello stabilire e decidere, secondo fatti e prove.

I giovani, che nulla sanno o che vagamente ricordano, hanno però un obbligo come cittadini di questo Paese.

Un obbligo che consiste nella montagna di rimborsi che una storia non vera ha creato e sta creando a carico di ognuno di noi.

Tutto raccontato con evidente convenienza, propagandato con pervicace interesse e avvalorato da alcuni giudizi che non si possono, o forse meglio dire vogliono, discutere.

Per questo, soprattutto i giovani, devono essere edotti dei fatti perché siano messi nelle condizioni di comprenderne ragioni, decisioni e soprattutto conseguenze.

@barbadilloit

Dennis Bergkamp

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