Ora, l’Impressionismo da incontrare o da illustrare ai giovani comunica una generazione di artisti che decise di far saltare il banco delle concezioni tradizionali. Tuttavia. Proprio quando rifiutavano i soggetti mitologici e la pittura accademica, gli impressionisti guardavano al passato francese dei maestri come Degas o Corot. Così dal passato, ossia dall’arte giapponese, arrivavano gli impulsi per la nascita di una potente rivoluzione pittorica; e la mostra legge le influenza tra l’arte occidentale e la cultura orientale in artisti come Monet, Manet, Van Gogh. Le rivoluzioni avvennero sì per fondare un futuro diverso, però, senza mai perdere il contatto con la ricchezza delle culture del passato.
A Treviso si comprende una storia artistica complessa; e, per sintesi metaforica, essa è un ponte da percorrere per entrare nel Novecento: un secolo già leggibile nell’opera di Monet ‘Scogliere a Etretat’ (1885) dove le geometrie creano una nuova sintesi attraverso il segno pittorico nervoso e la fuga nella soluzione materica. Della sensiblerie impressionista conosciamo tutto; la ritroviamo nelle natura morte di Cézanne, nelle rappresentazioni che concentrano la grande bellezza del quotidiano o la semplicità sublime di una mela, giacché come disse l’immenso pittore, “Con una mela voglio sorprendere Parigi.” Questa intensità è raccontata in una delle tre sezioni, ‘La posa delle cose’, nella quale – da ‘Chitarra e capello’(1862) di Manet a ‘Natura morta con teiera’ (1902) di Cézanne – si ricostruisce il senso delle cose, non la loro mera esibizione. Per le nature morte di Cézanne, quindi Goldin ricorda che le cose raffigurate dagli impressionisti hanno perso la loro identità oggettuale per diventare “pura contemplazione.”
La capacità di non essere solo un’esposizione ma un notevole evento culturale è chiaramente dimostrata da questa iniziativa che presenta inoltre la performance musicale di Antonella Ruggiero, i dialoghi con Gianni Mura e Massimo Bubola; delle iniziative promosse a titolo gratuito per chi avrà comprato il biglietto nei giorni dei concerti o degli spettacoli. Il lavoro di Marco Goldin va nella giusta direzione, in quanto l’organizzazione della cultura ha la possibilità di generare valore, sinergie, occupazione nel momento in cui costruisce intorno a sé un sistema di eventi.
Di certo l‘evento ‘Storie dell’impressionismo’ racconta degli artisti che trasformarono il loro ruolo nella società, non più al servizio dei principi o della chiesa, ma come produttori di forme alla ricerca dei propri clienti e di una nuova espressione per l’individuo libero e borghese.