Libri. “Lunga vita al Genius Loci”: per una critica (topografica) alla globalizzazione

«La devastazione invisibile sarà più grande (più pervasiva) in questa seconda guerra mondiale delle distruzioni visibili» (Martin Heidegger, Quaderni neri)

È alla riflessione su questa “devastazione invisibile”, che allo strazio dei corpi predilige la “perdita dell’anima”, per impiegare un’espressione hillmaniana, che è dedicato il libello Lunga vita al Genius Loci. Per gli irriducibili, di Gian Ruggero Manzoni. Il saggio, recentemente pubblicato dal nascente progetto editoriale “I Libri da Bruciare”, arde anche senza l’uso del benzene. Avvampa di una fiamma immateriale, pneumatica oseremmo dire, una vampa alimentata dallo scambio dinamico fra spirito e volontà.
Militia est vita hominis super terram. Manzoni assume su di sé tutto il peso del celebre adagio e lo esplica in una virulenta critica alla Zivilisation moderna. Globalizzazione, mondialismo, finanziarizzazione: sono questi i principali nemici del poliedrico intellettuale, che s’inserisce in un vertiginoso intinerarium mentis in nostram aetatem. Un viaggio sconvolgente in quel desolato panorama che ha ricevuto nel XX secolo numerose e affascinanti raffigurazioni critiche: mondo moderno di evoliana memoria, regno della quantità di guénoniana fattura, planetarismo di heideggeriana poetica. Inserirsi in questo filone antimodernista, a essere sinceri, non richiede al giorno d’oggi una postura teoretica di particolare finezza. La bancarotta della modernità e delle sue più ingenue manifestazioni è sotto gli occhi di tutti, tanto che certe critiche al contemporaneo, per quanto condivisibili e comprensibili, finiscono col risultare stucchevoli, ammantate come sonno da un’aurea di profetismo vittimista e di statica ripetizione scolastica. Il presente saggio ha il pregio di sfuggire a questo pericolo identificando come proprio nucleo essenziale un’area teorica di grande pregnanza. Riconoscendo l’inscindibile legame fra l’esperienza integrale di un luogo e il genius loci di quest’ultimo, infatti, Manzoni riprende una tradizione culturale e spirituale perlopiù obliata, quella della potenza numinosa delle configurazioni topiche appunto, rivendicando alla relazione uomo-spazio (naturale e culturale insieme) una originarietà ancestrale e ontologicamente costitutiva. Una Weltanschauung, questa, che offre numerosi spunti di critica a quella globalizzazione che sta «scardinando il senso dei luoghi, il loro orientamento – spaziale e simbolico – perché il suo procedere si basa unicamente sul concetto di estensione, non su quello di qualità/merito che (…) necessita di tempi lunghi, di sedimentazione, di metabolizzazione» (p. 20). A questa a-spazialità, che è dis-locazione territoriale, culturale e spirituale, si oppone un’identità dinamica e metamorfica, quella «osmosi virtuosa territorio/cultura» (p. 25) che può ancora essere oggetto di un atteggiamento umano responsabile, di quella scelta di conservazione che «significa, in primo luogo, tenere presso di sé (cum-serbare), perciò preservare con cura qualcosa (di solito quello che si ha maggiormente a cuore), salvandolo dalla sparizione o dall’ibridazione, tramite quell’intensità che è rivolta solo agli elementi integranti che davvero contano per un individuo e l’insieme di quei suoi simili a cui lo stesso appartiene» (p. 26). Un incarico, questo, pregno dell’“etica della responsabilità” di cui parla Max Weber, che al politicamente corretto preferisce la fedeltà a se stessi, in quanto configura «quel compito che la nostra identità ci impone. Si diverrebbe – altrimenti – traditori del proprio spirito (chàrisma) e dei propri padri» (p. 37).
Porsi in relazione con la propria «geografia d’appartenenza», fatta di quei luoghi che «chiamano, evocano, ci inseguono e, quando vogliono, sanno farsi scoprire, anche intimamente» (p. 63) significa riportare alla luce non solo il genius loci comunitario, ma anche il proprio daimon individuale. La pluralità dell’essere delle geografie e dei linguaggi tramite cui queste si manifestano si sovrappone così alla pluralità dell’essere dei singoli e delle comunità che intervengono in tali spazi, conducendo a espressione creativa la pro-vocazione che da questi luoghi si fa domanda interrogante e insieme annuncio. Lunga vita al Genius Loci, dunque. E agli irriducibili che a questo Centro – così direbbe Eliade – ancora tendono.

Lunga vita al Genius Loci. Per gl’irriducibili, di Gian Ruggero Manzoni, I Libri da Bruciare, Italia 2016, pp. 78, € 12,00

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Luca Siniscalco

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