Calcio. Vuoi vedere che a Nizza s’è riaccesa la fiamma di Balo?

balotelli presepe“Io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai/ amore che vieni, amore che vai”. Avevi ragione, Faber. C’è un lacerante legame e un sentimento che trascende il banale odi et amo nei confronti di Mario Balotelli, che ha prepotentemente stracciato l’ennesimo copione preparatogli dal paziente regista del suo destino, sputandogli in faccia e dimostrando al pubblico – che, è il caso di dirlo, non gli avrebbe dato cinque lire fino a un minuto prima – di essere la fenice che sa, ancora una volta, risorgere dalle ceneri più profonde.

Dimostrando di non aver perso lo smalto e di essere una macchina letale.

Un’improvvisazione pura sul palco francese del Nizza – unica compagnia teatrale che ha creduto (o scommesso?) in lui, dopo che anche le compagnie di paese l’hanno snobbato, preferendogli il timido dilettante per la recita di fine anno – proprio nel giorno della prima: lo spettacolo del derby. E Mario arriva, fermo, guarda i riflettori e li sposta a suo piacimento. Sfonda la barriera, abbraccia la platea dello stadio dopo aver sbloccato la partita con un rigore perfetto. Si blocca un istante, muto (quel mutismo che sa di esplosione), dopo un monologo impeccabile. E poi riprende a recitare, anche con chi è sul palco insieme a lui. Ma ormai ogni spettatore – persino il nobile critico d’arte più prevenuto – aspetta spasmodicamente che Mario riprenda la parola, riprenda il pallone e racconti ancora una volta della sua persona, del suo sguardo che oscilla tra l’agonismo esasperato e la superficialità assoluta.

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Ma ora l’attore è in forma e diventa anche il regista. Aiuta, si sacrifica, si butta, suda, si stanca. Urla impressionando anche il loggione. Pathos puro. E quando, in un’ovazione che per un attimo lo intimidisce, ogni presente a teatro chiede il bis, ecco che Mario obbedisce, firmando il due a zero che chiude la partita, o meglio lo spettacolo. Con quella faccia felice di chi sa che i titoli di giornale, almeno il giorno dopo, saranno per la sua prestazione. Fiamma naif che ambisce a farsi aristocratica nello stesso corpo, con la benedizione del pluripremiato Verratti e il sogno di vincere quel Pallone d’Oro a forma di Oscar.

Francesco Petrocellli

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