Il commento. Il terremoto e la Patria che rinasce nel coraggio dei volontari

Vigili del fuoco e volontari
Vigili del fuoco e volontari

Gli eventi terribili di Amatrice, Arquata, Accumoli come incidono nel nostro quotidiano? Come ci sveglieremo domani dopo aver guardato i volti distrutti dei sopravvissuti? Con quale animo torneremo negli uffici o nelle scuole? Una ragione è stata indicata dal vescovo di Ascoli Piceno, “Il dolore non ha una risposta. Resta solamente il silenzio, un abbraccio, una preghiera.” Ecco, in questi giorni, è necessario ritornare ad abbracciarsi. Come, con grande dignità, ha fatto il Presidente della Repubblica. Come hanno fatto i volontari che, in nome dell’umanità italiana, sono accorsi da tutte le regioni del paese.

Se tutto è crollato. Se ciò che resta continua a crollare. I seimila uomini di buona volontà, con le facce coperte di polvere, i carabinieri, i poliziotti, tutte le forze dell’ordine, i Vigili del fuoco, i soldati e l’Esercito, la Protezione civile e la Croce rossa, le infermiere e gli addetti ai servizi logistici, e i ragazzi venuti da tutta Italia: quelli che hanno scavato a mani nude, quelli che hanno già scavato all’Aquila, tutti sono l’abbraccio; e tutti questi sono la Patria.

Il terremoto, l’evento catastrofico collettivo, ci morde l’anima. Drammaticamente ci insegna qualcosa: prima di tutto che nessuno è veramente solo. Esistiamo per gli altri. Viviamo per resistere con gli altri. Lo fa il docente italiano, malpagato e in prima linea, per difendere la cultura dentro classi indifferenti, sbandate, violente. Lo fa l’infermiere italiano negli ospedali con scarse risorse e con turni di lavoro massacranti. E lo fa il Vigile del fuoco che, tra le macerie, lavora diciotto ore di continuo, per poi addormentarsi, qualche minuto, dentro un furgone afoso. Queste testimonianze cosa vogliono dire a noi che restiamo, davanti ai televisori, ad ascoltare le cronache della battaglia tra l’uomo e la terra?

Senza retorica, questi seimila uomini e donne ci dicono che loro sono la Patria.  E non vengano a dire i cinici di professione che la patria è un’illusione. Che domani il dolore sarà dimenticato. Invece la Patria è l’emozione che si accende nel petto e spinge uomini e donne a viaggiare verso Accumoli. La patria è rappresentata da chi ha donato dieci milioni di euro, per questa tragedia, in cinque giorni. La patria è la storia quegli italiani che hanno fatto il miracolo economico, in questo paese, dopo il terremoto immenso della Seconda guerra mondiale. La Patria è rappresentata dai politici onesti, prodighi, esemplari come Giorgio Almirante e Enrico Berlinguer. La patria ha per noi sempre un esempio quando “Forse (ri)cominciamo a capire che una nazione empatica può fare miracoli, e una nazione solidale è un buon posto per vivere” – come ha scritto Beppe Severgnini.

Per tutto ciò, in questi giorni di fine estate,  è la Patria che parla con la voce del coraggio dei volontari, il coraggio di resistere, lo stesso che ha manifestato il sindaco Pirozzi di Amatrice; lo stesso che a volte abbiamo smesso di ascoltare. Purtroppo.

@barbadilloit

Renato de Robertis

Renato de Robertis su Barbadillo.it

Exit mobile version