TorinoRetrò. L’ululato dei “Lupi Mannari”, fascisti dopo il 25 aprile (seconda parte)

torino corso inghilterraPer 15 giorni le strade di Torino sono attraversate da tre automobili che seminano il panico. Una 1500 nera, una Topolino verde e una Aprilia grigio-perla sfrecciano per le vie cittadine a tutta velocità. Non si limitano a correre, però. In corso Inghilterra abbassano i finestrini e sparano raffiche di mitra, con proiettili traccianti che illuminano il buio delle serate invernali, in corso Francia speronano un posto di blocco dei battaglioni di «Sicurezza pubblica», gruppi partigiani che affiancano la polizia, e premono il grilletto dei mitra anche contro di loro, in zona Madonna di Campagna, poi, portano anche a segno un rapimento. Caricano nel bagagliaio di una delle vetture un giovane che passeggiava. A questa ondata di azioni gli inquirenti credono di dover aggiungere anche un discreto numero di rapine che, pensano, servono per il finanziamento di una struttura che probabilmente ha più a che fare con la politica che con la criminalità comune.

Mentre il gruppo continua a spostarsi per tutta la città colpendo nei quartieri San Paolo e Cit Turin e impiegando la polizia in inseguimenti ai 90 all’ora, le forze dell’ordine torinesi stanno portando avanti indagini accurate che conducono gli investigatori fino a Roma. Il loro sospetto è che anche in Italia esistano organizzazioni armate simili a quelle dei Werwolf (lupi mannari) tedeschi. Ovvero bande fasciste che subito dopo la fine della guerra hanno deciso di continuare le ostilità contro il nuovo Stato. Il più noto di questi gruppi è quello delle Sam, le «Squadre di Azione Mussolini».

«Tutte queste azioni delle varie questure tendono ad eliminare la mala pianta dell’organizzazione fascista che agisce sulla falsa riga dei ‘Lupi Mannari’ tedeschi e che sarebbe stata approvata da Pavolini e da Barracu fin dalla fine del 1944». [continua]

*Da La Stampa

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Federico Callegaro*

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