L’Occidente le aveva provate tutte per impedire che tale risultato si concretizzasse, gettandogli addosso la croce della “Primavera”, agitando anzitempo lo spettro dei brogli, regalando monumentali spazi di notorietà a insulsi partitelli ed insignificanti attivisti, pompando oltre ogni decenza il ritratto del monarca sanguinario dagli occhi di ghiaccio e dall’oscuro passato di agente segreto. Ma è andata male. Non sono serviti a nulla nemmeno gli ingenti finanziamenti dell’ International Republican Institute di John McCain e i tentativi obamiani di ingerenza. Dunque, non rimane che insultare, dileggiare e ricoprire d’infamia il vincitore, ironizzando malamente su quel liberatorio pianto di gioia e dipingendo la tornata elettorale come una gigantesca baracconata gravida di inganni e menzogne. L’idea che si cerca di far passare è che i brogli abbiano sovvertito una verità lapalissiana e che in Russia si agiti un potente magma rivoluzionario in cerca di formale riconoscimento.
I dati, tuttavia, ricordano che la classifica elettorale ospita al secondo posto il nostalgico comunista Ghennadi Ziuganov (17,1%), al terzo l’oligarca Mikhail Prokhorov (6,9%) e al quarto l’ultranazionalista Vladimir Zhirinovski (6,7%). Di certo non si tratta di esponenti della socialdemocrazia dei diritti e dunque non si capisce quale oceanico movimento abbia mai patito i guasti della presunta manipolazione.
Si comprende bene, invece, quale sia il motivo di tanta agitazione. Putin è di fatto un “sovranista”, un leader che non infila la testa nel cappio del capitale internazionale, ma punta a costruire una Russia – nel bene o nel male – indipendente e libera, facendo leva in primis sulle abbondanti “risorse reali”. Un bel problema per chi da anni cerca di ricomprarsela a buon mercato e di inserirla, una volta depotenziata, nell’ovile degli orrori ove bivaccano già le altre pecore dell’allevamento occidentale. A costoro non rimane che rimpiangere il liquidatore Gorbaciov o l’alcolista privatizzatore Eltsin. Almeno per i prossimi sei anni la Russia rimarrà ai russi.