Addio a Massimo Catalano maschera minimal di un’Italia che sapeva sorridere con semplicità

catalano“Una frase alla Catalano” rimarrà per sempre nel lessico italiano. Una frivolezza che scatena un sorriso, senza malizia. Era l’invenzione geniale del ‘personaggio’ Massimo Catalano, icona del programma “Quelli della Notte” di Renzo Arbore e di un’Italia che sapeva mettersi in gioco con allegria e con semplicità, dimenticando le stagioni dell’odio e le contrapposizioni del decennio precedente.

Massimo Catalano è morto oggi: ricordarne il profilo artistico diventa un modo per celebrare una maschera minimal, che divenne un tormentone negli anni Ottanta. Allora si riscopriva la voglia di stare insieme e di castigare i propri vezzi con una satira che era e resta l’antitesi delle performance livorose degli odierni satiri politicizzati.

“Era malato da tempo – ha ricordato Renzo Arbore -. Aveva perso la moglie nell’agosto dello scorso anno. Era rimasto solo. Lo ricordiamo sempre come il trombettista dei Flippers, ebbe con loro un successo strepitoso nei primi anni Sessanta. Lanciarono in Italia il cha cha cha”.

Ecco la genesi del suo surreale ruolo in “Quelli della Notte”: “Nel nostro programma – ha rivelato Arbore – era spiritoso. Mi disse ‘non vorrei solo suonare la tromba’. Gli domandai: ‘Sai dire delle banalità?’. Cominciammo a scherzare e vennero fuori frasi come ‘è meglio essere ricchi e sani che poveri e malati’, ‘è molto meglio essere giovani, belli e in buona salute, piuttosto che essere vecchi, brutti, poveri e malati’, ‘è meglio innamorarsi di una donna bella, intelligente e ricca anziché di un mostro, cretina e senza una lira…”.

Dopo la popolarità dirompente per la trasmissione Rai aveva scelto progressivamente di ritirarsi lontano dai riflettori. Perché la semplicità delle sue battute, alla fine, era davvero una scelta di vita.

@waldganger2000

Michele De Feudis

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