Effemeridi. Philippe Ariès storico reazionario fedele agli ideali della giovinezza

Airiès
Philippe Ariès

8 febbraio 1984. Muore a 70 anni a Toulouse lo storico francese Philippe Ariès.
Con modestia si era definito “uno storico della domenica” nella sua autobiografia intellettuale; in realtà era un grande storico; sono lì a dimostrarlo i suoi studi su “Padri e figli nell’Europa medievale e moderna”, “Storia della morte in Occidente”, i cinque volumi su “La vita privata”, dall’Impero romano al Novecento, scritti assieme a Georges Duby, tanto per limitarci a quelli pubblicati in Italia da Rizzoli, Laterza e Mondadori.
Non tradotti in italiano, erano usciti in Francia altrettanto importanti volumi.
Come al solito, costretti dai limiti di un post ci limitiamo agli aspetti biografici e come sempre mettendone in risalto quelli meno noti.
La famiglia Ariès aveva un passato coloniale che risaliva al Settecento quando da Bordeaux gli antenati di Philippe erano andati nella Martinica; poi la famiglia si era legata all’Algeria, pieds noirs ma con gran rispetto per gli arabo-kabili.
Una famiglia cattolica, monarchica e reazionaria; e Philippe non si discostò dalla tradizione familiare: studente liceale, fu collaboratore della rivista “L’Ėtudiant française” (organo studentesco dell’Action française), assieme ad altri destinati alla fama intellettuale come il poeta Brasillach, lo storico Pierre Gaxotte e il futuro scrittore comunista Claude Roy.
Nel 1941, nella Francia di Vichy lavorò come insegnante nell’École nationale des cadres supérieurs, per poi passare, nel 1943 all’Institut de recherche coloniale con incarichi direttivi.
Nello stesso anno pubblicò il suo primo studio: “Les Traditions sociales dans les pays de France”.
I suoi studi storici suscitarono l’interesse della Fondation française pour l’étude des problèmes humains, diretto dall’economista François Perroux ma fondato, in accordo con il Governo Pétain, dal Premio Nobel per la Medicina Alexis Carrel, membro del partito “fascista” francese più importante, il Parti Populaire Français (PPF).
Per la Fondazione, Ariès scrisse una serie di saggi sulla demografia poi raccolti nel volume “Histoire des populations françaises et de leurs attitudes devant la vie depuis le XVIIIe siècle”.
In seguito fu direttore di collane per l’editore Plon.
Dal 1955 iniziò la sua collaborazione a la “Nation Française”, la rivista settimanale maurrassiana diretta dal filosofo Pierre Boutang. Collaborazione proseguita fino al 1966 (136 articoli ci dice chi si è preso la briga di contarli).
Finalmente nel 1978 fu accolto nell’École des hautes études en sciences sociales, docente nell’Istituto francese più importante nella preparazione dei ricercatori negli alti studi.
Che fosse un reazionario – nella migliore tradizione intellettuale francese, da Balzac a Céline – non lo nascose mai, anzi, fu un difensore della memoria di Philippe Pétain e dello Stato della Révolution Nationale di Vichy. Ma “reazionario” non significa “conservatore”; rimase fedele sempre ai suoi ideali di gioventù, contro lo sfruttamento capitalistico e l’avanzata moderna della distruzione delle tradizioni. Non si trovò a disagio nel ’68; quegli slogan del Jolj Mai sui muri delle Università erano solo un’attualizzazione, magari distorta, di quelli degli anticonformisti degli anni ’30. (dal gruppo Effemeridi di Amerino Griffini su Fb)

@barbadilloit

Amerino Griffini

Amerino Griffini su Barbadillo.it

Exit mobile version