Calcio inglese. Asfaltato il Manchester City: il capolavoro del Leicester di Ranieri

Claudio Ranieri
Claudio Ranieri

We can beat them, for ever and ever. Oh we can be heroes, just for one day”. Eroi per sempre, o anche solo per un giorno ma eroi. Me la voglio immaginare così l’atmosfera che regnava nello spogliatoio del Leicester lì nella pancia dell’Etihad Stadium, pochi minuti prima di scendere in campo e affrontare il gigante milionario Manchester City, per giunta in casa propria. Canticchiando David Bowie, caricandosi e facendosi forza l’un l’altro, sognando l’impresa che poi avrebbero un giorno raccontato ai nipotini, sperando di dare al pubblico di Barbadillo una storia con cui potersi commuovere.

Già perché io ormai sono convinto che Mr. Ranieri sia un lettore della nostra nave pirata. Anzi la decisione di andare ad allenare una piccola e umile squadra del centro dell’Inghilterra, e provare a battere le grandi sia, sotto sotto, nata in lui grazie al nostro esaltarci per le storie in cui gli outsiders, anzi gli Underdog (canzone dei Kasabian, tifosissimi del Leicester, proprio per restare in tema), poveri, brutti e scalcagnati – anzi “curt e mal ‘ncavat” come si dice nel sud-est della nostra penisola – decidono di credere in sé stessi e di battere gli arroganti giganti, belli, ricchi e apparentemente inaffondabili. Insomma, a noi Davide che batte Golia ci piace proprio. E Ranieri lo sa. E ci stuzzica.

A cominciare dalla scelta di andarsene in una quasi anonima città di neanche 300.000 abitanti, fredda, umida, dove piove quasi sempre, famosa per la squadra che però, in realtà, non ha mai vinto niente di importante. Ha accettato la proposta del presidente, il thailandese Srivaddhanaprabha (provatelo a scriverlo voi senza fare copia e incolla e vi stringerò la mano), che gli aveva chiesto la salvezza, possibilmente tranquilla e dignitosa. Mister Claudio Ranieri, errante gentiluomo di fortuna del pallone, ha accettato di buon grado la sfida, ma si vede che, inconsciamente, stava pensando molto più in grande. Stava forse meditando di scrivere una pagina di storia bellissima, fatta di calcio normale.

L’esultanza dei calciatori del Leicester

O meglio, fatta di calcio, tattica, corsa. Roba obsoleta nel calcio di oggi, in cui contano i milioni, i diritti tv, le strutture, il merchandising e sempre meno il calcio. Mr. Claudio è la rivincita del pallone vecchia maniera, il grido disperato dell’anima del vecchio football che tenta disperatamente di non essere fagocitato dall’aspetto economico. A ben vedere, Sir/sor Claudio non si è inventato proprio nulla, non è rivoluzionario come Sacchi, totale come Guardiola o metallaro come Klopp. È semplicemente tornato alle basi, adattandosi alle caratteristiche della Premier League e alla mancanza di campioni, facendo così correre carneadi e facendo credere loro di essere capaci di tutto, se avessero dato tutto e fossero stati gruppo dentro e fuori dal campo, come lo stesso mister ha ricordato ai giornalisti che visse da giocatore sul viale del tramonto a Catanzaro, con il mitico Massimo Palanca e Silipo.

L’effetto che ne appare è una falange unita e coesa che si lancia in battaglia ogni volta come fosse un unico uomo, con un fuoco sacro dentro che brucia e che permette loro di dimenticare i limiti tecnici di fronte ad avversari tecnicamente molto più forti. La quintessenza del working class hero trasposta sul campo da gioco, resa ancor più evidente dai colori sociali, quel blu elettrico che tanto ricorda il blue collar, la tuta dei metalmeccanici, che approfitta del vuoto di potere lasciato dall’arrogante Chelsea in crisi, dallo United ancora in cerca di un’identità dopo l’era Ferguson, dall’edonismo sfrenato dell’incomprensibile Arsenal che come al solito è in grado di compiere imprese mirabolanti e tonfi clamorosi, dal Tottenham ancora troppo indeciso se spiccare il volo o rimanere nel limbo e dal gigante dai piedi d’argilla, il Manchester City.

Sabato c’è stata proprio la sfida tra loro, le prime della classe. A Manchester. E qui torniamo a come immagino potesse essere l’atmosfera nello spogliatoio dei foxes. “Possiamo essere eroi, per sempre o per un giorno solo”, per dirla come cantava il Duca bianco. I giocatori lì a caricarsi, a motivarsi, a ricordarsi di dover essere nuovamente falange sul terreno da gioco di quegli arroganti e individualisti milionari del City.

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La partita. E così, pronti via la falange blu, vestita in nero per l’occasione, parte a testa bassa e dopo 3 minuti passa in vantaggio. Il gioiellino Mahrez calcia al centro dell’area una punizione che sembra più un corner corto, si avventa il tedesco Huth che di destro gira e, grazie anche a un tocco di Demichelis, porta gli ospiti in vantaggio. Subito uno schiaffo in piena faccia per l’11 di Pellegrini, che, traumatizzato, rischia di capitolare almeno altre due volte nei dieci minuti successivi, quando prima il bomber Vardy e poi Drinkwater trovano la porta sbarrata da Hart. Pian piano esce fuori il City, in assedio confusionario ma costante, mentre il Leicester di Ranieri pensa a difendere risparmiando le energie cercando di colpire in contropiede grazie alla velocità impressionante e alla capacità di attaccare gli spazi in verticale. Botta sotto la traversa, Hart trafitto, 0-2.

Nella ripresa ci si aspetta la reazione furiosa del City, e invece i padroni di casa, come nel primo tempo, vengono presi a sberle dagli ospiti. Sempre al minuto tre Kanté serve Mahrez in diagonale. Questo si invola, resiste a Otamendi e anzi lo disorienta portandosi il pallone sul destro, il suo piede “sbagliato”.  Il settore ospiti esulta incredulo, come quando inaspettatamente ricevi una sorpresa, o il piatto preferito sulla tavola, o ti ritrovi davanti la persona amata all’improvviso. Stanno dominando in casa del City! Chi avrebbe mai puntato un pound su di loro.. Finita qui? Manco per sogno, il Leicester attacca ispirato dal ritrovato talento di Albrighton, ma Okazaki spreca. Il City ci prova, reagisce con Fernando (subentrato al fantasma di Yaya Touré) ma Schmeichel non è d’accordo e salva la porta dei foxes.

Così gli ospiti decidono di chiudere la partita, trovando lo 0-3 al 60’, ancora con Huth che svetta imperioso in area dopo un cross dal calcio d’angolo e il pallone scende come un arcobaleno proprio sotto la traversa. È festa grande! Il Leicester prova addirittura a calare il quarto asso con Vardy, ma non ci riesce e si rilassa nel finale, dando la possibilità ad Aguero di fare l’1-3 di testa, e di sfiorare il secondo.

Fischio finale, il Leicester ha battuto il Manchester City, davvero! Stavolta Ranieri, che ha sempre dichiarato di voler puntare la salvezza, si rilassa e ammette che potrebbe essere un’ipotesi concreta puntare a vincere la Premier League. Ma di sbilanciarsi solo da aprile in poi. Il mister e i suoi ragazzi sono stati davvero eroi per un giorno, e possono diventarlo per sempre, almeno per Leicester.

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@mannish87

Michele Mannarella

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