Fotografia. Parigi, Daniele Ferretti racconta la Capitale francese dopo gli attentati

Parigi, novembre 2015. Fotografia di Daniele Ferretti

Parigi, 14 novembre 2015. Un solitario musicista esegue la Marsigliese (fotografia di Daniele Ferretti).
Parigi, 14 novembre 2015. Un solitario musicista esegue la Marsigliese (fotografia di Daniele Ferretti).

La città è deserta. Nei pressi del Pont des Arts un musicista intona la Marsigliese. Intorno un silenzio irreale. È stato uno dei momenti emotivamente più toccanti del viaggio”  racconta il fotografo anconetano Daniele Ferretti, testimone della Parigi post 13 novembre e autore di un reportage, a cui è andato il premio del MUSINF di Senigallia (Museo Comunale d’Arte Moderna dell’Informazione e della Fotografia), “Senigallia-Io Fotoreporter 2015”.

Sono arrivato a Parigi qualche ora prima degli attentati – continua Ferretti – ma non ho intuito subito quello che stava accadendo, perché la zona di Montmartre, in cui mi trovavo, era relativamente tranquilla. Poi, un messaggio dall’Italia mi avvisa della situazione. In effetti, non ci è voluto molto prima di percepire il crescendo della tensione: auto della polizia, ambulanze, taxi che, rispondendo all’appello delle autorità sul fare rientro immediato a casa, si sono messi al servizio della gente“.

Cosa ricorda dei momenti immediatamente successivi agli attentati?

Per le strade coglievi che Parigi era profondamente scossa, impaurita, svuotata. D’altronde, il ricordo di Charlie Hebdo era ancora vivo e il terrore tra le persone palpabile“.

Perché “fotografare” la paura?

Non ho fotografato la paura, ma narrato le emozioni della Capitale francese. Scatti, certo, molto lontani dalle immagini a tinte calde della Parigi dei bistrot e dei caffé all’aperto: a regnare era un surreale silenzio, che si era addirittura esteso anche ai  luoghi più affollati e in genere più frequentati della città, come la centralissima Ile de la Cité“.

Il silenzio non si può immortalare, semmai si potrebbe cogliere su un volto…

Parigi, novembre 2015. Il ricordo dei caduti (foto Daniele Ferretti)

E’ esattamente questo il punto. Nel reportage si dà spazio ai volti, come quelli delle tante, tantissime persone che si sono ritrovate in Place de La Republique, luogo che aveva già celebrato i morti di Charlie Hebdo. Un lungo, silenzioso pellegrinaggio di cordoglio, ma anche di coraggio: la popolazione era pronta a ribadire, con forza,  che Parigi è una città che pure sbandando non sarebbe affondata e ce l’avrebbe fatta anche stavolta“.

Di quali soggetti si occupava, prima del 13 novembre?

Ho sperimento generi differenti, spesso anche distanti tra loro, passando dalla ritrattistica alla fotografia sportiva indoor; da più di due anni, poi, collaboro con la testata “DailyBasket”. Dal 2013, inoltre, seguo il Summer Jamboree di Senigallia e racconto gli eventi del  Carnevale di Venezia, appuntamento dal quale è nato PortrARTS, un progetto fotografico…

Passare dalle espressioni allegre delle maschere veneziane e a quelle cupe di una città sotto attacco, dev’essere una esperienza forte…

Sa, lo scatto street ( di strada, nda) è qualcosa che mi piace molto, in particolare perché persone, viaggi, luoghi da visitare e da scoprire sono elementi che mi coinvolgono, influenzando, quindi, la mia attività. E la Parigi di quei giorni ti coinvolgeva: come essere umano e come professionista, coglievi le sensazioni e il disagio di una realtà ferita. Ecco, su questo mi sono concentrato, sul documentare quel che provavi scivolando da un quartiere all’altro, incrociando sguardi, vivendo situazioni”. 

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Marco Petrelli

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