Cinema. Esce Race, il film che racconta come Owens fu snobbato da Roosevelt, non da Hitler

owensCi sono delle storie che, raccontate decine e decine di volte, diventano delle verità anche se di vero non è che ci sia proprio tutto. Come la leggenda di Jesse Owens, l’atleta afroamericano che sbancò le Olimpiadi di Berlino nel ’36 e di cui – per anni – s’è fatto simbolo dell’atrocità razzista del Terzo Reich. Solo che un film sta per mostrare al mondo come, il razzismo, fosse malattia che affliggeva, prima che la Germania, proprio gli Stati Uniti d’America.

Owens, per anni, ha raccontato al mondo di non essersi mai sentito discriminato da Adolf Hitler. Non ci fu stretta di mano (e come riporta un giornalista tedesco, anni fa, ha giurato che davvero ci fu nel dietro le quinte della manifestazione) ma, come l’atleta americano scrisse nella sua autobiografia, un saluto seppur da lontano.

Lo fu, discriminato, dal presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt che, per anni, non si degnò di riceverlo nonostante pressanti e numerose richieste in tal senso. Nel ’36 si giocavano le elezioni e il presidente democratico – in corsa per il secondo mandato – non poteva rischiare di mandar tutto a ramengo facendosi vedere pubblicamente con un nero.

Il film, che si chiama “Race” , darà un contributo all’autocritica storica degli Stati Uniti, dove troppo spesso ci si dimentica che il razzismo ha toccato vette indicibili.

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Enrico Albertosi

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