Libri. “La cosacca del barone von Ungern” di Appelius: la storia di Olga Mikhàilovna

Un quadro raffigurante il coraggioso barone
Un quadro raffigurante il coraggioso barone

Pubblichiamo un estratto de “La cosacca del barone von Ungern”, di Mario Appelius”

“A vederla così, nuda, fra l’oro dei capelli bellissimi e il fango degli stivalacci sozzi, si è colpiti dal contrasto che esiste fra il colore rossiccio del volto, del collo, d’un angolo di petto, dei polsi, delle mani, di tutte le parti del suo corpo che sono abitualmente a contatto con l’atmosfera e della quotidiana vita vissuta, e, viceversa, la lattea magnificenza del resto della carne che i cenci luridi proteggono normalmente dal contatto dell’esterno. Puntando le mani contro le pareti, abilmente la donna si estrae dagli stivali e, resa più piccola, più fragile, più femminile dalla nudità assoluta, entra dentro la tinozza a insaponarsi tutta e poi si stende voluttuosamente nell’acqua caldissima, socchiudendo gli occhi per il piacere di quella carezza amica, dolce, tonica, insolita.

A lungo la disgraziata resta dentro l’acqua, quasi voglia prolungare quella sensazione di conforto che la molce e la ravviva, e frattanto parla, animata da quel calore che le dirada un po’ anche l’alcol che ha in testa, resa espansiva dalla cortesia medesima con la quale la tratto…

Olga Mikhàilovna è cosacca. È una cosacca autentica dell’Ussuri. Suo padre faceva parte di uno squadrone cosacco dell’atamano Semionof ed è morto nei dintorni di Urga, al servizio del barone von Ungern-Sternberg, durante la mirabolante avventura mongolica del barone baltico alla quale, bambina, ha partecipato di accampamento in accampamento, di battaglia in battaglia, di eccidio in eccidio, appiccicata alla gonna della madre che è poi morta in un bosco sull’Amur, e lei ha continuato da sola la sua procellosa vita zingaresca, nel turbine della guerra civile, nel tragico caos degli sconvolgimenti della Manciuria, ora a fianco di un cosacco ora di un altro, amante successivamente accarezzata e abbandonata, preda di questo e di quello, vivendo di baci e di cipolle, di schiaffi e di vodka, su e giù per i boschi e per i villaggi, da Urga a Harbin, trastullo di bianchi e di gialli, a volte innamorata da una carezza calda sotto una coltre pidocchiosa, altre volte forzata con brutalità all’amplesso dalla violenza di un vincitore sopra un letto di foglie nell’asprezza del bosco, sempre lì lì per morire di fame o di stenti, sempre salvata da un bruscolo di fortuna e dalla resistenza fisica di queste formidabili razze siberiane impastate dall’Asia nella pietra e nella neve.

Attraverso i fumi della tinozza ascolto, dalle labbra di una creatura che l’ha vissuta, la straordinaria avventura del barone von Ungern-Sternberg, una delle tante fantastiche storie di gloria e di brigantaggio nella quale si è sminuzzata la grande tragedia della Siberia.”

*La cosacca del barone von Ungern, di Mario Appelius (pp.56, euro 9, Edizioni di Ar 2015, Collana Il Cavallo alato; per ordini: info@libreriaar.com)

Mario Appelius

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