La polemica. La Boldrini a Civitanova Marche ha scoperto che soffrono anche gli italiani

boldrini1A Civitanova Marche, dopo l’ultima tragedia dettata dalla crisi, la politica non è più la benvenuta. E, di mezzo, ci finita suo malgrado la neo presidentessa della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, la cui presenza è stata freddamente stroncata da Maria, la sorella di Romeo Dionisi, l’uomo che si è ucciso insieme alla moglie Anna Maria Sopranzi a causa della disperazione nera in cui la coppia era precipitata a causa delle innumerevoli difficoltà economiche aggravate dal torchio fiscale. «Faceva meglio a non venire». Un commento tagliente e pesantissimo, lanciata alla presidentessa della Camera (ha scoperto che oltre alla sofferenza degli immigrati, c’è anche quella degli italiani) e rivolto contro un’intera classe dirigente che gioca nelle trincee parlamentari mentre nelle città cresce la rabbia e il malcontento.

Una frase che riporta la mente a quando, in Sicilia, i palermitani gridarono tutta la loro rabbia contro le istituzioni colpevoli di aver lasciato solo il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ammazzato con la moglie dalla mafia nel 1982. Uno scenario che si ripeterà dieci anni più tardi quando Agnese Borsellino rifiutò i funerali di Stato per il marito Paolo, fatto saltare in aria da Cosa Nostra a via D’Amelio con tutta la scorta.

Quello che è accaduto a Civitanova Marche è l’ennesimo segnale lanciato degli italiani ad una politica che pensa troppo all’Europa di banche e burocrazie, sensibile solo ai diktat dei mercati, e lascia morire i suoi cittadini più fragili. Non si poteva aspettare nulla di meglio la Boldrini divenuta simbolo, ovviamente suo malgrado, di una politica fermatasi a combattere un’assurda e incomprensibile guerra di posizione mentre, tutt’attorno, non sono rimaste che macerie. Se davvero vorrà cambiare il mondo, lei e la classe dirigente di cui è rappresentante fosse solo per il ruolo istituzionale che ricopre, occorrerà evitare di trincerarsi dietro i soliti luoghi comuni. Non basta cambiare il dizionario delle agenzie di stampa a colpi di ‘desiderata’, come facevano gli alti esponenti democristiani all’epoca della Rai di Bernabei.

Non moriranno democristiani, dicevano. Tutti dagli ex An fino all’attuale Sel. Ecco: partiamo tutti da oggi, dallo sdegno e dalla disperazione di Civitanova Marche, per cambiare (non soltanto) le parole della politica ma per dare risposte concrete per l’Italia e per gli italiani.

@giovannivasso

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