Definito uscocco – dallo slavo “saltar dentro”, con ciò intendendo la vocazione all’arrembaggio – dal Vate per la spiccata attitudine libertaria ma al contempo combattente, Guido Keller condensa nella sua figura stravagante misticismo ed azione, eleganza e svacco, patriottismo e cosmopolitismo. Nei suoi fulminanti 37 anni di presenza al mondo sintetizza tutta quell’apologia della giovinezza caratteristica dell’epoca, personificando così grazie alla condotta imprevedibile il motto “vivi al massimo, muori giovane e lascia di te un bel cadavere” che molti anni dopo servì alla cinematografia per tratteggiare la figura del tipo fuori dalle regole, nel film Una vita al massimo di Tony Scott. Effettivamente quello che stupisce di questo personaggio ingestibile – soldato e artista per il quale non solo la divisa, ma pure gli abiti civili erano orpelli dei quali fare volentieri a meno – è il piglio antiborghese, insofferente alle piccole e grandi ipocrisie politiche e sociali, ma al contempo naturalmente portato all’eleganza. Un’eleganza disinibita e certo non priva di eccentriche pose da dandy, all’epoca certamente inedita, anzi in netta contrapposizione con i codici del bon ton ancora impaludati nel formalismo ottocentesco.
Erano quelli tempi di parole nuove per gesta irripetibili, anni furibondi e rapidissimi che, se da un lato portarono i protagonisti a confluire, assieme al Futurismo, nel prologo della Marcia su Roma (esaurendosi poi in leggendaria eco, pittoresca ed ormai inservibile ribellione), dall’altro anticiparono con originalità e con parametri estetici ben più eleganti i subbugli del ’68. Guido Keller, ormai fuor contesto e prosciugato dal furore rivoluzionario degli anni fiumani, stremato dall’uso massiccio di cocaina ed insofferente al cerimoniale totalitario nel quale l’Italia s’apprestava a genuflettersi, si spense in povertà dopo aver girato mezzo mondo, dormito nudo su un albero in compagnia di un’aquila e aver fatto in tempo a scendere in picchiata dalle stelle. Lasciando ovviamente le stalle agli epigoni.