Lui sicuramente ha rappresentato il volto sorridente e trionfante della Catania comandata dal centrodestra storico, quello cioè che, sotto la benedizione di Silvio Berlusconi, vedeva assieme Raffaele Lombardo, Pino Firrarello e il compianto Benito Paolone. Ma anche lo stesso centrodestra che non ha saputo creare una classe dirigente all’altezza della sfida di governo posta della seconda repubblica. Catania oggi lo ricorda come il suo sindaco. Ma lui catanese non lo era affatto. Era napoletano. Dettaglio che negli anni lo ha reso ancor più gradito ai cittadini etnei. E forse, proprio grazie a quel suo accento straniero, gli sono state perdonate tante sviste. Ma era un “simpatico”. Difficile non riconoscerlo. Un cattedratico senza la puzza al naso. Un personaggio frizzante. Per i cittadini il suo nomignolo era infatti “Sciampagnino”, una storpiatura che ricorda un dissetante dei chioschi catanesi. Da quanto riferiscono i rumors, a lui questa apostrofatura non dispiaceva affatto. Ma torniamo alla sua morte. Già. Un evento che ci ricorda i limiti umani. Proprio lui che era noto per le sue ricerche anti-età, proprio lui che ha donato a Silvio Berlusconi l’elisir di lunga vita, se n’è andato. Valga questa pagina come un “memento mori” sia umano che politico.