Cultura. L’attualità di “Socialismo Fascista” di Drieu tra Nuova Europa ed ecologia

La copertina dell'edizione francese di Socialismo fascista
La copertina dell’edizione francese di Socialismo fascista

Perché rileggere oggi Socialismo fascista di Pierre Drieu La Rochelle?  Innanzitutto perché è un saggio splendido, scritto in uno stile elegante e semplice, ricco di spunti interessanti, c’è tra l’altro in nuce  la concezione ecologista di Drieu, e poi perché è di grande attualità, al di là di alcune pagine datate legate alla contingenza. Il testo che mette insieme articoli e saggi di notevole spessore dottrinale, apparve nel 1934, un anno cruciale per questo scrittore che Carlo Bo definiva “uno dei più intelligenti, forse il più affascinante scrittore del primo ‘900” (in La stampa 3 agosto 1961), in quanto segna la sua meditata e tormentata adesione al fascismo dopo gli avvenimenti del febbraio in cui erano scoppiate sanguinose rivolte contro il governo inetto e corrotto dei radicali e dei socialisti.
Drieu aveva maturato la consapevolezza che le vecchie ideologie, liberale e marxista, non fossero più all’altezza dei tempi, che le vecchie categorie di destra e sinistra non potevano più servire ad interpretare la complessità del mondo moderno. Il libro si apre non a caso con due saggi, uno dedicato a Marx in cui lo scrittore conduce una serrata critica al marxismo, al mito della lotta di classe e della rivoluzione proletaria, sul terreno dell’analisi sociologica, scoprendone limiti e fallacia; l’altro dedicato al raffronto tra le filosofie di Marx e di Nietzsche, di cui possiamo sinteticamente dire che Nietzsche batte Marx 1 a 0, perché profeta più veritiero di Marx.
Altri articoli mettono in evidenza la critica al capitalismo, il progetto di una Confederazione europea, che superi quel gretto nazionalismo che aveva portato alla carneficina della 1^ guerra mondiale, la condanna della guerra moderna in nome non di un trito pacifismo, ma dello spirito guerriero, l’istanza ecologista.

Pierre Drieu La Rochelle

Citiamo a proposito di quest’ultima qualche chicca: “In pace come in guerra i progressi della scienza si ritorcono facilmente contro gli uomini”;  “L’uomo oggi ha bisogno di ben altro che di inventare macchine. Ha bisogno di raccogliersi, di cantare e danzare, di una grande danza meditata, di una discesa nel profondo”; “La qualità la ritroveremo il giorno in cui la quantità sarà limitata”;  “E’ orribile camminare per le strade ed incontrare tanto decadimento, tanta laidezza, tanta imperfezione… E questa gente in che cosa crede? Si è fatto in modo che credesse in sé stessa. Che idiozia!” Quanto al socialismo fascista, che Drieu sostiene, va precisato che del socialismo esso assimila quel che è possibile, l’aspirazione ad una maggiore giustizia sociale, senza però cadere nell’utopia  e nell’astratto egualitarismo e che esso “va al di là del socialismo per il suo senso dell’uomo”. Infatti: “essere antimarxisti non mi aveva impedito di sviluppare la tendenza di sempre verso una società che riposasse su valori più nobili e duraturi della produzione a tutti i costi e del profitto in ogni caso”.
Lo scrittore – è questa una caratteristica dei suoi saggi che coinvolgono il lettore, perché non sono mai astratti – non teme di confessarsi, mescola introspezione ed osservazione critica della società, lucidità di pensiero ed emozioni, “ci tempriamo nella confessione come il metallo nell’acqua” scrive.  Esemplare e magnifico l’ultimo piccolo saggio del libro, intitolato significativamente Itinerario, al punto che un critico contemporaneo di Drieu, Julien Benda, alla sua uscita, poneva in risalto che “è proprio questa la cifra di Drieu: vedere la nobiltà della vita nell’azione politica, non altrove”. In Itinerario lo scrittore francese traccia, per l’appunto, il suo itinerario spirituale dagli anni giovanili fino all’adesione al fascismo, legandolo alle sue esperienze di vita, alla sua estrazione di classe (la piccola borghesia), alle sue letture e soprattutto alla sua interiorità.

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Sandro Marano

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