Il caso. Se il Franco Battiato prestato alla politica ha perso il proprio “centro di gravità”

Franco Battiato fine anni 70L’esecrabilità delle parole pronunciate ieri da Franco Battiato è lapalissiana e scontata. Il “maestro”, durante un incontro istituzionale per promuovere dei percorsi fra turismo e cultura in Sicilia, con la consueta ipertrofia dell’io che ormai lo contraddistingue, ha affermato : «Ci sono troie in giro in Parlamento che farebbero di tutto: dovrebbero aprire un casino».

Scontato poi il suo carico da undici sulla destra (sempre che quella di Berlusconi e del Pdl possa essere chiamata destra): «La destra italiana è una cosa che non appartiene agli esseri umani». Ecco, Franco Battiato l’ha fatta troppo fuori dal vaso e stona il fatto che il presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta, così strenuamente impegnato in ospitate tv per promuovere urbi et orbi il verbo della rivoluzione isolana, non abbia ancora commentato le parole del suo assessore al Turismo.

Ma questa non è la prima pecca di un uomo di spettacolo prestato alla politica. Già le idee di Battiato non sempre collimano con le sue azioni. Era stato uno degli artisti – intellettuali (ormai anche Fiorello rientra in questa schiera) che aveva firmato un appello per sostenere, prima delle elezioni siciliane di ottobre, la candidatura di Claudio Fava. Quest’ultimo, esponente di Sel,  poi per un cavillo burocratico non riuscì a candidarsi alla presidenza della Regione, durante la campagna elettorale se le diede di santa ragione con Crocetta. Sul tappeto due diverse concezioni dell’impegno antimafia: quella urlata, ciarliera, e appariscente del politico gelese, dall’altra quella sofferta, ragionata e metodica del giornalista etneo.

Certo appoggiare prima Fava e poi entrare in giunta con il “nemico” Crocetta non sembra il massimo della coerenza, ma tant’è. In secondo luogo Battiato è stato, nel suo ruolo di assessore al Turismo, poco più di un ologramma. Aveva già un fitto calendario di impegni e concerti già fissato e siccome pecunia non olet non poteva disdire. Ma qui ci chiediamo: perché accettare l’incarico assessoriale? Per coprire la latitanza dagli uffici dell’assessorato e dalle riunioni di giunta, come appreso dal maestro Crocetta, Battiato ha tirato fuori qualche bella bordata buona per i titoli dei giornali. “In assessorato hanno rubato tutto, non c’è nemmeno un euro”, ha dichiarato ingenerando un mucchio di polemiche.

In quanto a fattività però l’assessore Battiato non ha di certo brillato e le ultime dichiarazioni contro le donne del nostro Parlamento sono la ciliegina sulla torta di un’esperienza politica sinora ben poco esaltante. Com’è ovvio c’è stata, dopo il vespaio delle polemiche, la retromarcia del “maestro”: le solite lacrime di coccodrillo. La sinistra dei salotti all’insegna del politicamente corretto, grande ammiratrice del cantautore, assiste silente all’opera dei pupi di Saro e Franco. Quest’ultimo, avvezzo alle retromarce, aveva anche espresso il suo sostegno al M5S, a Grillo e al decantato “modello Sicilia”, tranne poi rimangiarsi tutto dicendo che il comico genovese lo stava deludendo per via del mancato assenso alla costruzione di un nuovo governo nazionale.

Adesso, in attesa delle parole del presidente Crocetta, che è il main sponsor di Battiato si attendono sviluppi: alcuni rumors parlano di dimissioni e già la componente piddina avversa al presidente di Gela vorrebbe piazzare un proprio uomo al Turismo. Ancora, dunque, non sventola bandiera bianca.

Andrea Sessa

Andrea Sessa su Barbadillo.it

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