Sport. A Torino i mondiali di calciobalilla (amato anche dai reduci di guerra)

Calciobalilla (1) Torino, la capitale europea dello sport 2015, ha ospitato l’ottava edizione dei Campionati mondiali di calciobalilla, organizzati dalla Federazione italiana FIicb in collaborazione con l’ International Table Soccer Federation.

Il PalaRuffini si è tinto dei colori delle bandiere di tutto il mondo: 700 atleti provenienti da 33 paesi si stanno affrontando nelle diverse categorie: uomini, junior, senior e diversamente abili. Puro spettacolo e agonismo.

Chi durante l’estate non si è mai cimentato in una partita di calciobalilla nel chiosco della spiaggia?

Adulti, ragazzi e bambini; a qualsiasi età e in qualunque luogo, quando è presente un tavolo da “biliardino” sicuramente qualcuno ci sta giocando e si sta divertendo. Gabriele Tartufi è sicuramente il più attendibile storico italiano del calciobalilla.

Il calciobalilla sembra sia stato inventato in Germania da Broto Wachter tra gli anni ’20 e ’30 e contemporaneamente anche in Francia vennero realizzati i primi tavoli da gioco (in particolare sembra che l’idea sia stata concretizzata da Lucien Rosengart, operaio della Citroën già inventore in altri campi), indipendentemente anche in Spagna e precisamente a Barcellona, Alejandro Finisterre inventa e perfeziona il calciobalilla nella sua versione più moderna con gli omini sagomati e registra il brevetto nel 1937. In ogni modo le origini tedesche del gioco sembrano ulteriormente attestate dal nome che gli hanno dato gli americani, foosball, trascrizione inglese del tedesco fußball, dunque la Germania, la Francia e la Spagna si contendono la paternità dell’atemporale calciobalilla!

Secondo l’importatore di calciobalilla, nonché storico del settore, l’americano Bud Wachter l’idea originale nasce in Germania nel tentativo di trasporre il gioco del calcio in un gioco da tavolo ispirato ad esso. L’idea prende forma nei bar e club nei quali si riunivano per festeggiare le vittorie o a bere (per dimenticare) sulle sconfitte delle numerose squadre di calcio locali. Così il primo prototipo di calciobalilla è presto costruito e la sua diffusione è talmente rapida che in breve praticamente ogni club si trova ad avere il proprio kicker, questo infatti è il nome con cui il gioco viene identificato, e che entra nell’uso comune, tanto che ancora oggi, in Germania, è uno dei più usati per indicare il calciobalilla.

I tavoli da gioco furono costruiti con cassoni artigianali in legno con il piano da gioco in compensato, aste in legno con gli omini o ometti realizzati anch’essi con blocchi di legno, le porte tagliate alle due testate e chiuse da buche di panno per raccogliere le palline, il tutto montato su rudimentali gambe. Dunque tanto entusiasmo e parecchia fantasia da parte dei falegnami per supplire alle carenze tecnologiche dell’epoca.

Ci fu una diffusione molto rapida del gioco che però ebbe un rallentamento negli anni del dopoguerra, in quanto i materiali di primaria importanza quali la plastica, il metallo e il legno furono di preferenza destinati alla ricostruzione. Successivamente quasi contemporaneamente alla Germania, anche Italia e Francia iniziano la produzione di alcuni modelli di tavolo che, con l’unica eccezione delle aste telescopiche (montate su tutti i calciobalilla francesi e su alcuni italiani) presentano caratteristiche analoghe a quelli tedeschi, stabilendo così uno standard universalmente riconosciuto. In Italia è noto che i primi esemplari del gioco sono ideati nel 1936 da un artigiano di Poggibonsi, che però si limitò a delle prove.

Al termine della Seconda guerra mondiale rudimentali calciobalilla furono utilizzati, con ottimi risultati, per la riabilitazione psicomotoria dei reduci di guerra, da qui sembra nascere la dizione calciobalilla. Tuttavia bisogna aspettare oltre dieci anni perché una vera e propria produzione cominci, l’impulso arriva dalla Francia dove, nel 1947, un geniale marsigliese, Marcel Zosso, crea e diffonde i primi calciobalilla, chiamati sportfoot che riscuotono un immediato successo soprattutto nel sud del paese. Nel 1949 Zosso decide di importare lo sportfoot in Italia e sceglie Alessandria come sede, vi arriva in treno, in una tarda sera del dicembre 1949, Zosso cerca i fornitori e li trova soprattutto tra i fabbricanti di casse da morto! Il lavoro materiale è affidato ai detenuti del carcere di Alessandria. La famiglia Garlando è pronta ad accogliere la novità e inizia la produzione dei calciobalilla e nel gennaio 1950 è pronto il primo sportfoot ovvero il pionieristico calciobalilla alessandrino.

Dal 1951 al 1954 ad Alessandria si costruiscono circa 12.000 calciobalilla di cui 6.000 sono venduti e 6.000 noleggiati. Quattro anni dopo si registra una momentanea battuta d’arresto: nel 1954 il calciobalilla è vietato dalla questura di Roma, per essere tuttavia nuovamente reintrodotto l’anno seguente. Nello stesso periodo, e precisamente nel 1955, il primo calciobalilla approda negli Stati Uniti d’America, dove incontra ben diversa sorte, rimanendo per molti anni ai margini del mercato, prima di diffondersi e diventare il fenomeno di massa che è stato fin da subito in Europa. Per tutti gli anni ’60 il foosball a stelle e strisce continua a crescere solo lentamente, basato com’è su uno sport tra i più praticati in Europa ma relativamente sconosciuto agli americani, è solo con il tempo che il pubblico arriva a rendersi conto che il calciobalilla ha ben poco a che fare con la disciplina sportiva da cui si è originato, costituendo piuttosto un gioco a sé stante. Il primo a dedicarsi alla commercializzazione di calciobalilla su larga scala è Larry Patterson, della L.T. Patterson Distributors di Cincinnati – Ohio, che, a partire dal 1962, si fa produrre appositamente in Germania un modello di tavolo, grazie a lui le vendite di calciobalilla fanno registrare cifre significative sul mercato a gettoniera americano, senza però raggiungere i volumi di vendita preventivati.

Bisogna arrivare alla fine degli anni ’60 perché si cominci a sviluppare un certo interesse, infatti le migliaia di soldati americani che ritornano in patria dall’Europa avevano conosciuto il gioco del calciobalilla e ne avevano apprezzato la competitività, tanto che all’interno delle basi militari ogni sala per il tempo libero disponeva almeno di un paio di tavoli, sono proprio loro a reintrodurre e decretare il successo di questo gioco, che da allora si è diffuso fino a diventare uno dei più popolari e redditizi per il commercio degli articoli a gettoniera. In seguito, anche molte migliaia di calciobalilla senza gettoniera sono prodotti per il mercato del privato.

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Beppe Furino

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