SeiNazioni. Trionfa l’Irlanda (in chiave World Cup) e l’ItalRugby si interroga su Brunel

Sei Nazioni 2015 (1)Dopo circa cinquanta giorni di intense battaglie, placcaggi, mete ed emozioni anche questa edizione dei Sei Nazioni va ufficialmente in archivio.

La vittoria dell’Irlanda (seconda consecutiva), che ha “risolto la pratica” con Galles ed Inghilterra soltanto grazie alla differenza punti globale, ha dimostrato come nel torneo vi siano sostanzialmente tre squadre sullo stesso livello, una compagine indecifrabile come la Francia, e altre due formazioni attualmente certamente meno competitive come la nostra Italia e la Scozia, che per la cronaca si è beccata il Cucchiaio di Legno corredato dal poco simpatico Whitewash.

Le indicazioni emerse in queste settimane però non vanno disperse anzi, vanno parametrate pure a medio termine dal momento che a settembre sarà tempo di World Cup.

È il metro di valutazione che ha adottato il collega Michele Cassano e che non possiamo non condividere.

La solida Irlanda affermatasi ancora una volta farà infatti parte della Pool D, nella quale saremo presenti anche noi e la Francia; con gli Azzurri che gioco-forza dovranno, se vorranno ambire a darsi qualche chance verso una pressochè proibitiva qualificazione ai quarti di finale, cercare di superare gli impronosticabili cugini transalpini, già nella partita di esordio del prossimo settembre.

I padroni di casa dell’Inghilterra e il Galles saranno invece inseriti nel “Girone della Morte”, assieme all’Australia (Pool A). Gli uomini di Lancaster hanno dimostrato di avere una potenza di fuoco quando sono loro a gestire il pallone, ma di esprimere una tremenda sofferenza laddove si tratti di difendere soprattutto il gioco multifase, cosa che diversamente non difetta ai gallesi, venuti fuori alla distanza in questo torneo.

Entrambe però, non è detto che non possano fare uno scherzetto ad una Australia; con la quale comunque bisognerà necessariamente fare i conti.

Infine, la Scozia. Una Nazionale a cui manca sempre un centesimo per fare un euro: i protetti di Sant’Andrea sembrano sempre essere nelle migliori condizioni per esprimere un livello di rugby ottimale e trovare soddisfazione con qualche vittoria, eppure.

Stringi stringi, non hanno raccolto neanche una vittoria e in un raggruppamento (Pool B) come quello con Sudafrica, una realtà come Samoa e due nazioni in ascesa come il Giappone e, seppur in maniera minore, gli Stati Uniti, potrebbero rimanere fuori dai quarti di finale per la seconda volta consecutiva.

“Il mio futuro? Saranno il presidente e la squadra a decidere, non dipende da me. Rispetto all’anno scorso non abbiamo fatto passi in avanti, questo è evidente”. Il Ct azzurro Jacques Brunel lo ha detto in conferenza stampa, dopo il pesante ko contro il Galles.

E il presidente federale che dice? Nella pancia dello Stadio Olimpico è stato intercettato da qualche giornalista e ha rilasciato qualche breve dichiarazione: “Non l’ho scelto io (questo è un refrain che ritorna. Fu tra le primissime dichiarazioni di Alfredo Gavazzi dopo la sua elezione nel 2012, NdR) ma io lo difendenderò fino alla morte e non solo perché, da dirigente, ho sempre fatto così, ma perché credo davvero che Brunel sia un bravo tecnico”. Così il numero uno del rugby italiano a Il Messaggero.

Su La Repubblica però le parole di Gavazzi assumono un’altra inclinazione e sono meno imperative: “Io lo terrei fino al termine del contratto, giugno 2016. Wayne Smith? È un amico: poteva essere la persona giusta per farci crescere ma ha detto di no”. Il Corriere dello Sport: “Se la squadra fosse contro il Ct, non avrebbe giocato in quel modo in Scozia”.

A La Gazzetta dello Sport dice invece che “mi ha fatto molto più arrabbiare la sconfitta contro la Francia, rispetto a questa” mentre La Stampa riporta che “Serve uno psicologo? Più una badante…”.

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