Calcio. Chi l’ha visto? Hector Cuper, l’allenatore d’Egitto

CuperSbiadito, stropicciato, l’azzurro e il nero che stingono. Sembrava perso tra i meandri della memoria. Una data fatale, una fama da hombre vertical e la disfatta di Brescia. Hector Cuper è tornato, dall’altra parte del Mediterraneo però: sarà il commissario tecnico dell’Egitto.

Anche lui – forse un po’ in ritardo sulla tabella di marcia – ha raggiunto il Valhalla degli allenatori. Ha scelto la via dell’Africa, come tanti altri hanno già fatto prima di lui. Chi dopo una carriera gloriosa, chi invece di una carriera gloriosa. Cuper, matato per sempre da Baggio al Rigamonti di Brescia, ha imboccato la sua strada. Da uomo di campo diventa missionario del football. In una terra che ha fame di calcio e che, a differenza di vaste zone del continente nero, di pallone ne capisce. Almeno un po’.

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Hector Cuper, in Italia, non lo rimpiange nessuno. Fu il timoniere di Ronaldo, Vieri, Zanetti e compagni quando l’Inter si inabissò all’Olimpico, umiliata e offesa dai due siluri sganciati dal sabotatore laziale Karel Poborsky. Poi tutto si sgretolò. Come tutti sanno, quell’Inter non ingranò. Mesi dopo – nella tana della Leonessa lombarda – si trovò a dover rimontare le reti bresciane dell’ex incazzato Roby Baggio e dell’Airone Caracciolo. Moratti, allora, staccò la spina. Anno domini duemilatré. A sostituirlo, in panca, Alberto Zaccheroni, l’uomo che – puntellato in sella alla Lazio – lo sconfisse il fatal Cinque Maggio.

Agli allenatori argentini non gli è detta bene, in Italia, in quel periodo quando la serie A era ancora il campionato più bello del mondo. Hector Cuper ha solo resistito di più. Peggio di lui ha fatto a Roma il mitologico Carlos Bianchi, quello che voleva vendere Totti alla Sampdoria. 

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Giovanni Vasso

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