Libri. “Il meraviglioso giuoco del calcio” di Brizzi, il mito al tempo dei pionieri

giuoco brizziLa questione è molto più semplice di quanto si possa credere: ci sono tra noi esseri umani cervelli affini, immaginari condivisi, sensibilità comuni. Forse, la scienza l’ha già spiegato; forse, i prodigi della tecnica lo illustreranno ancora meglio negli anni a venire. Sarà quel che sarà, ma chi in Italia ha una passione viscerale per lo sport nazionalpopolare per eccellenza, il calcio, e per la sua storia, non potrà non provare una certa gratificazione, un senso di appagamento, nel ritrovarsi tra le mani Il meraviglioso giuoco. Pionieri ed eroi del calcio italiano 1887-1926 (Laterza, pp. 285, euro 19), ultimo lavoro di Enrico Brizzi.

Quali che siano le vostre simpatie, in caso di passione tenue, o di fede vera e propria; indipendentemente da qualsivoglia prospettiva – politica, culturale, religiosa – guardiate al mondo del calcio, quello che avrete modo di leggere è ben più di un libro: album di famiglia, genesi della pedata, manuale da tenere sul comodino, bibbia del calcio dei pionieri. C’è un pezzo di storia di gran parte dei club ancora attivi, dalle “grandi”, alle nobili decadute (Pro Vercelli su tutte), fino ai Nobili scomparsi (quelli di Torino, giocavano con una maglia a strisce gialloblù, i colori cittadini: li avrebbero utilizzati la Juventus dagli anni Ottanta, il Torino, come seconda divisa, solo nel 1980-81). Non ci sono latitudini: i pionieri sbarcavano tanto su Genova, quanto sui porti di Palermo e Napoli.

Interisti, milanisti o juventini, laziali o romanisti (che in quanto tali, ovvero componenti dell’As Roma, ricorda bene Brizzi, nasceranno nel 1927, quasi al tramonto dell’epoca dei pionieri): ritroverete un pezzo della storia che è anche vostra tra le righe de Il meraviglioso giuoco.

Perché i Granata sono granata, perché si giocava «solo per la gloria», mentre a Torino Federico Nietzsche, non più in condizioni mentali salubri, baciava un cavallo, storie di tournée improbabili in contesti degni di Emilio Salgari: questo e altro Brizzi ci racconta. Lo fa con «il suo impeccabile stile», come da titolo di un suo vecchio libro.

Brizzi non è la prima volta che ce la combina, a noi calciofili. Chi ha attentamente letto Bastogne, scorgeva già a fine anni Novanta riferimenti a un personaggio immaginario, Josè Franz Altamirano, capitano della Dynamo Nizza, i cui ultras venivano ben raccontati nelle pagine dello stesso libro. Fu tuttavia con la “trilogia fantastorica italiana” che Brizzi dedicò ampi spazi alla storia ucronica del pallone. L’Italia vittoriosa nella seconda guerra mondiale, con Mussolini che farneticava a letto, in un punto di morte, nel 1960, mentre si giocava la “Serie Africa” ne L’inattesa piega degli eventi; il Grande Torino che sopravviveva alla tragedia di Superga in Lorenzo Pellegrini e le donne e altro ancora. È tutta vera, invece, la storia de Il meraviglioso giuoco e dei suoi eroi-pionieri. Ed è un merito grande, tanto più che un libro del genere, edito da Laterza, mancava negli scaffali delle librerie.

Che certi ambienti, certa cultura, si siano clamorosamente distratti, o voltati dall’altra parte pur di non misurarsi con la pluricentenaria storia del calcio lo aveva già denunciato Matteo Marani, direttore del Guerin Sportivo: «Non esiste la formazione. Nel 2002, di 26 facoltà di Scienze motorie (ex Isef), appena 9 prevedevano l’esame di Storia dello sport e solo una, Ferrara, la inseriva nel piano di studi come materia di base. Lasciamo poi perdere le facoltà canoniche di storia contemporanea, come quella frequentata da chi scrive. In 22 esami dati, non una pagina sul pallone». Il meraviglioso giuoco, contestualmente a quello che può fare un libro, colma un vuoto. Rende giustizia a una storia, a personaggi come Herbert Kilpin, Edoardo Bosio, Giovanni De Prà. Rende omaggio a un pezzo di storia di questo benedetto Paese.

Il meraviglioso giuoco. Pionieri ed eroi del calcio italiano 1887-1926 (Laterza, pp. 285, euro 19)

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Giovanni Tarantino

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