Antimafia/2. Mala cinese e camorra: patto per la contraffazione

cinesiLa comunità cinese in Italia si fa sempre più folta. E insieme a tantissime persone che lasciano tutto per venire a lavorare e spesso ad investire nel nostro Paese, arrivano anche le Triadi. Le organizzazioni criminali asiatiche in Italia, negli anni passati, si sono dedicate per lo più a taglieggiare i loro stessi connazionali. Protetti dalla stessa riservatezza che, come una cortina di bambù, separa le comunità cinesi nelle città italiane in cui si insediano, i malavitosi asiatici riuscivano ad imporre pizzo e racket. Da quache tempo, però, anche loro violano il naturale “riserbo” per scendere a patti (lucrosi) con le mafie italiane.

Nella relazione della Dia per il primo semestre 2014 si legge dei nuovi campi d’azione della criminalità d’importazione che vertono per lo più sul mercato della falsificazione e commercializzazione dei “pezzotti”. Ci sarebbe – secondo gli inquirenti – un vero e proprio patto tra le triadi e la camorra.

Crescente acquisizione di aziende manifatturiere con il fine di realizzarvi anche prodotto con marchi contraffatti  (in specie in sinergia con la camorra) o comunque non rispondenti alle norme di produzione vigenti. Queste illecite attività imprenditoriali sovente danno origine ad ulteriori forme di devianza quali traffico illecito di rifiuti industriali, evasione fiscale, riciclaggio attuato mediante ingenti rimesse all’estero (giustificante da false documentazioni) ed esportazione clandestina di capitali a mezzo di spalloni”.

Gli imprenditori criminali cinesi, però, cercano di diversificare i loro investimenti: “Progressiva affermazione dei gruppi cinesi nella gestione del gioco d’azzardo nonchè alla perpetrazione di reati contro la persona e il patrimonio”. E ancora: “Evoluzione nel settore della produzione e commercializzazione illegale di prodotti elettronici, informatici e video, prevalentemente realizzati nel paese d’origine e successivamente esportati in tutti i paesi, anche in regime di contrabbando”.

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Giovanni Vasso

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