Riviste. Eurasia: la Geopolitica delle religioni determina l’identità e la “grande politica”

geoNell’Ottocento e all’inizio del Novecento, era concezione diffusa fra i sostenitori del laicismo e del materialismo che le religioni, l’”oppio dei popoli”, con la modernizzazione sociale ed economica, sarebbero via via scomparse. E’ vero che il consumismo, un certo riduzionismo e una sempre maggiore spinta verso la laicizzazione e la secolarizzazione hanno fatto scolorire il senso della religione in seno a gran parte delle società occidentali, riducendo in maniera significativa i “praticanti”. Con il risultato che la religione è stata abbassata semplicemente a livello di “opinione” personale.

In altre parti del mondo si è verificata una tendenza differente e opposta già nella seconda metà del Ventesimo secolo: la ripresa della visione religiosa, tanto che in alcune aree geografiche si è registrata una forte ripresa delle istanze legate alla fede. Non solo per l’aspirazione a ritornare a una dimensione spirituale di fronte alla secolarizzazione, quanto perché la religione rafforza il concetto di identità, che è minacciato dalla globalizzazione che tende a sradicare tradizioni, culture, narrazioni collettive, storie. L’identità di un popolo, quindi, o di popoli che hanno comunanza di ascendenze, si rafforza più nella religione che nella visione politica.

La geopolitica come scienza analizza anche questi fattori che di per sé sono elementi di coagulo di identità ma anche fattori di concentrazione di forze. Per questo motivo la rivista trimestrale Eurasia nel suo ultimo numero (www.eurasia-rivista.org; pagg. 248, euro 18,00) ha dedicato il dossario al tema La geopolitica delle religioni nel quale sono analizzati gli influssi delle religioni negli scenari geopolitici ma anche la funzione catalizzatrice che possono avere nella “Grande politica”. Il direttore, Claudio Mutti, nel saggio introduttivo, spiega il peso delle religioni nell’ambito delle dinamiche politiche e di equilibri fra i popoli. Nel dossario sono ricomprese e analizzate, fra l’altro, le geopolitiche del sufismo e dell’Islam sciita, le componenti religiose nell’Asia centrale, lo Stato russo e la Chiesa ortodossa, l’influenza dell’ortodossia nella geopolitica serba fino alle persecuzioni dei cristiani in Siria e in Iraq, le sette protestanti e l’Islam in Usa.

Studi che mostrano anche quanto la compresenza, in una determinata nazione, di più confessioni religiose, possa incidere negativamente sulla vita del Paese e come le tensioni possono esserci anche fra religioni affini (ad esempio, cristianesimo ortodosso e cattolico o protestantesimo e cattolicesimo) ed è anche evidente come in società avanzate le differenze religiose abbiano causato scontri militari e vere e proprie guerre civili, come a esempio, in Bosnia, o in Ucraina. Casi classici, di scuola, sono poi la questione palestinese e la situazione irachena (al cui interno ci sono differentemente distribuite le componenti sciita, sunnita e curda).

Un fascicolo che si può definire fondamentale per comprendere sia certe dinamiche sia quanto la religione può incidere nel risveglio dei popoli e nell’orientarli nella loro azione.

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Manlio Triggiani

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