FA Cup. Le piccole eliminano dalla coppa Chelsea, City e Spurs

Imponderabile. Illogica. Incredibile, ecco, forse sono questi i termini più calzanti per descrivere la Coppa d’Inghilterra, la più antica manifestazione tuttora disputata nata nel 1872, e in particolare quest’ultimo turno. Le big che cadono per mano di squadre di serie B o C, rimonte clamorose, pareggi e poi replay in stadi pieni e sognanti la gloria di Wembley, per una competizione tra le più avvincenti e affascinanti che esistano. Storie che sembrano uscite da un tempo antico, ma che invece sono avvenute in questo fine settimana.

I giocatori del Bradford in festa a Stamford Bridge
I giocatori del Bradford in festa a Stamford Bridge

Imponderabile. I giganti del Manchester United di Van Gaal, Di Maria, Falcao, Rooney e Van Persie sono di scena all’Abbey Stadium di Cambridge, contro lo United della città famosa in tutto il mondo per l’università, il canottaggio e la fiera rivalità con Oxford, ma decisamente molto meno per il calcio. Lo United di casa milita infatti in League Two, la quarta divisione del calcio inglese, ma ciò non impedisce ai locali vestiti di giallo e nero di alzare un muro e costringere il Manchester United al pareggio a reti bianche. I red devils ce la mettono tutta ma sprecano un’infinità di palle gol e rischiano solo in un’occasione, trovandosi però il muro eretto dai locali, per niente intenzionati a regalare loro la vittoria. Ora ci sarà il replay all’Old Trafford a decidere chi passerà il turno e approderà agli ottavi di finale.

Anche Liverpool e Sunderland, ai primi di febbraio, andranno a giocarsi la qualificazione a campi invertiti. I reds saranno di scena al Macron Stadium di Bolton, dopo il pareggio anch’esso a reti bianche e con pochissime emozioni (a volte capita anche in Inghilterra) tra le mura del vecchio e glorioso Anfield Road contro il Bolton delle vecchie conoscenze reds Heskey e Gudjohnsen, che milita in Championship da qualche stagione, i Black Cats cercheranno di battere il Fulham al Craven Cottage.

Illogica. Il Tottenham, prossimo avversario della Fiorentina in Europa League, sul verde prato di casa e sospinto dal forte vento del “When the Spurs Go Marching In” degli spalti del White Hart Lane, affronta il Leicester, vecchia conoscenza del calcio inglese che, dopo un decennio a vivacchiare sui prati cadetti, è tornato in Premier League e ora sembra corteggiare spudoratamente l’ultima posizione e il conseguente ritorno in Championship. I padroni di casa, messi in difficoltà dai blu delle Midlands sin dai primi minuti, passano in vantaggio con un rigore di Townsend e restano avanti fino al minuto 83, non senza difficoltà. Poi, appunto, l’illogicità del calcio e di questa competizione. Prima Ulloa pareggia sfruttando un rimpallo in area, poi al 92’, insperatamente(e complice un Vorm non proprio in versione Jascin), Schlupp segna il gol della rimonta delle volpi, che ribaltano il risultato e passano il turno, in un White Hart Lane ammutolito, eccezion fatta che per lo spicchio ospiti in delirio.

Illogica è anche la partita dell’Etihad. Il Manchester City dei fenomeni pagati a suon di milioni, secondo in Premier League e agli ottavi di Champions League, ospita tra le mura amiche il glorioso ma decaduto Middlesbrough, che gioca nella serie B britannica. I Citizens ci provano, attaccano e tirano in maniera incessante per tutto il primo tempo e buona parte della ripresa, meriterebbero il vantaggio ma davanti si ritrovano la retroguardia del Boro ben messa in campo e soprattutto i guantoni di Mejias Osorio, o la traversa, come per Lampard nella ripresa. Poi, illogicamente, il City va in confusione. Fernando e Caballero pasticciano e spianano la strada a Bamford per il clamoroso vantaggio ospite. Da lì in poi è il Middlesbrough a fare la partita, rischiando il raddoppio in più di un’occasione (clamorosa la progressione e il numero di Tomlin ai danni di un terrorizzato Kompany al 63’ che poi stampa sul palo il possibile gol del raddoppio) e cogliendolo al 90’, con una splendida azione di contropiede che chiude il match e mette la parola fine all’avventura in FA Cup dei mancuniani in blu. [youtube]https://www.youtube.com/watch?v=qGpuDy0rye4[/youtube]

Incredibile. O anche “Clamoroso a Stamford Bridge!”, prendendo a prestito e riadattando per l’occasione la famosa frase di Sandro Ciotti, è la partita Chelsea – Bradford City. La corazzata di Mourinho, schiacciasassi in Premier League, si ritrova ad affrontare tra le mura amiche il modesto Bradford, un passato anche in Premier League e ora in League One, la serie C d’Oltremanica. Compito agevole per i blues, che infatti si portano sul 2-0 già prima del 40’ grazie a Cahill e Ramires, servito alla perfezione dal possibile acquisto romanista Salah. Ma qui siamo in FA Cup, e al 41’ i Bantams accorciano le distanze grazie a una bordata di Stead, che manda in delirio il settore in giallorosso, già felice per aver fatto un gol ai londinesi. Ad un quarto d’ora dalla fine arriva il pareggio, con Felipe Morais, cresciuto proprio nell’Academy del Chelsea, che manda in visibilio il North Stand per l’occasione completamente occupato dai vessilli giallorossi. Ma non finisce certo qui, siamo in FA Cup! All’ 82’ Marriner ribalta il risultato, portando incredibilmente il Bradford in vantaggio. A nulla servono i 7 minuti di recupero, perché i Bantams segnano anche il 4° gol con Yeates in uno Stamford Bridge davvero incredulo.  Il Bradford elimina il Chelsea e approda agli ottavi, con il sogno Wembley all’orizzonte. Mou, a fine gara, tranquillizza di non aver snobbato affatto la partita ma che, al contrario, sta tutta qui la bellezza di questa competizione, dove alle volte una piccola squadra ne batte una di gran lunga superiore.

Ma anche l’incredibile Southampton dei miracoli, terzo in classifica, si arrende in casa

all’orgoglioso Crystal Palace trasformato dall’arrivo di Alan Pardew da Newcastle. Il primo tempo è scoppiettante: Pellè segna il vantaggio dopo soli 8 minuti, gli risponde due minuti più tardi Chamakh che pareggia. Al 16’ minuto Dann cerca di anticipare le punte dei Saints in area e finisce per mettere il pallone nella propria rete, per il nuovo vantaggio dei padroni di casa, raggiunti nuovamente dopo 5 minuti da Sanogo che pareggia i conti. Al 38’ Chamakh, sempre lui, addirittura ribalta il risultato portando in vantaggio le aquile di Londra per il 2-3 finale.

Il paragone. Quest’ultima giornata sembra essere l’esempio calzante della differenza tra la nostra coppa nazionale e quella britannica. Lungi dal cadere nella facile retorica del “all’estero è tutto migliore, qui fa tutto schifo” applicata al mondo pallonaro e diventare esterofili, ché non è nostra intenzione, viene spontaneo e quasi inevitabile però fare un paio di paragoni con il turno in coppa Italia appena disputatosi, e più in generale sullo stato della competizione. La Coppa Italia, inutile girarci intorno, nel nostro paese che pur vive di calcio è vista come un peso, e lo si vede dal larghissimo uso delle seconde linee, dal gioco svogliato in stadi freddi e semivuoti (in cui invece spiccano gli ultras, gli unici davvero sempre presenti, c’è da dirlo), da risultati tutto sommato scontati nonostante qualche sporadico brivido.

Emblematiche, a tal proposito, le parole di mister Sarri, l’allenatore dell’Empoli il quale, a margine dell’immeritata sconfitta a Roma contro i lupi giallorossi e tralasciando le polemiche sui torti arbitrali, aveva espresso chiaramente il suo disappunto verso la coppa : “A me non piace. Per il tipo di regolamento che ha, la ritengo la manifestazione più antisportiva d’Europa. Penso non ci sia paese europeo in cui ci sono squadre che entrano al quinto turno. Quindi di andare fuori in coppa italia non mi importa nulla”.

Un punto lo ha centrato, in effetti. Magari è solo un analisi superficiale, chissà, però viene da chiedersi cosa potrebbe succedere se la Juve, anziché giocare da gennaio in poi, entrasse in gioco già a settembre e si ritrovasse ad affrontare il Matera disposto a vendere cara la pelle nella partita della vita? Il Napoli andare a giocare a L’Aquila con il serio rischio di essere battuto? O la Roma, vedersela contro la gloriosa Spal? Ne abbiamo avuto un piccolo assaggio in questi anni, con San Siro invaso dai tifosi del Novara o dello Spezia per la partita della vita o gli avellinesi colorare di biancoverde lo Juventus Stadium , pur sapendo che la propria squadra ne avrebbe prese di santa ragione. Sarri potrebbe aver centrato il punto.

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Michele Mannarella

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