Libri. “Gli invincibili” natali di Marco Franzoso (Einaudi)

Gli Invincibili, Marco FranzosoLa parabola natalizia racconta di un bambino appena nato, la cui piccola vita segnerà indelebilmente i destini dell’umanità. Da allora e per sempre, uomini e donne vivranno la natalità come un fenomeno straordinario. Così unico da indurre i più spaventati alla fuga, mentre, tutti gli altri, resteranno, e lotteranno. Come accade ne Gli Invincibili.

Il romanzo di Franzoso, edito quest’anno per Einaudi, s’incentra anch’esso sull’effetto dirompente di un pargolo. L’arrivo di questa creatura “ha come effetto la messa in discussione da parte di ciascuno dei propri valori e la ridefinizione di nuovi. Questo romanzo è un percorso”, spiega l’autore. Un percorso che comincia decisamente in salita, “all’inizio sono tutti un po’ vittime di se stessi, perché la nascita del figlio e l’abbandono da parte della madre crea una sorta di consapevolezza in ciascuno (anche nella madre) che nel percorso del romanzo viene affrontata e vissuta”.

 

Attenzione però: Gli Invincibili, padre e figlio, non sono degli eroi. Il racconto non è, come verrebbe spontaneo immaginare, un elogio all’eroismo quotidiano perché, osserva Franzoso, “non c’è nulla di eroico in quella che dovrebbe essere la normalità nella vita di un padre e/o di una madre: accudire il proprio figlio con tutte le proprie forze”. Oltre ogni sacrificio. Come fecero Maria e Giuseppe, costretti ad affrontare un estenuante cammino e mille peripezie. Nella famiglia de Gli Invincibili manca però, rispetto all’archetipo di Betlemme, il personaggio materno. E anzi, il vulnus del racconto è proprio quello: un giovane padre, trovatosi improvvisamente solo con un neonato ancora da svezzare, decide di farcela. Però se figli si nasce, genitori si diventa e il compito al quale è chiamato il protagonista del racconto non è preconfezionato o illustrato. “Non nasciamo padri o madri, lo diventiamo, e ognuno a modo suo. Creiamo il rapporto con il nostro figlio nel tempo, costruiamo giorno dopo giorno una relazione che ci cambia, una relazione speciale ovviamente, unica, la più intensa e forte della vita, forse, ma non è una relazione che ci preesiste”. E, nell’itinere di questa relazione, l’autore tratteggia la figura di “un padre nuovo, se si può, un padre che a fianco dei valori che ci sono tramandati dalla tradizione della paternità (disciplina, rigore, legge), sa vivere senza contraddizione valori tradizionalmente più femminili come la tenerezza, la delicatezza, l’accoglienza”.

 

Così la famiglia de Gli Invincibili passa attraverso l’unico sentiero percorribile, quello di una paternità solitaria e consapevole. E’ quindi un racconto dei sentimenti, dal sapore di una novella antica, che affonda con prepotenza le sue radici nelle mille contraddizioni della società moderna. Quella dove, sempre di più, trovano spazio famiglie così dette ‘mono genitoriali’ che, stando ai dati Istat, in Italia, sono circa 6 milioni 866 mila. “Il mondo è cambiato – osserva l’autore – e, cambiando il mondo, mutano le sue strutture e le relazioni sentimentali e affettive”. Parlare delle famiglie che si reggono sulle spalle, larghe, di un solo genitore è un modo per “porre al centro della narrazione una figura che grazie a un dramma sa ridefinirsi e ricostruirsi. Sa guardare dentro se stesso per cercare di comprendere chi è davvero e cosa davvero conta per lui. Scopre di essere molto diverso da ciò che credeva”.

 

“Molti dei padri che conosco hanno saputo fare questo percorso. Molti più di quanto pensiamo – svela Franzoso – Mi piace raccontare le loro storie”. Storie che piacciono al pubblico. Storie che educano senza aver la presunzione di farlo. Regalando anche qualche colpo di scena, come quello nel quale i lettori de Gli Invincibili s’imbatteranno a fine lettura.

Ma quando e come si mette la parola fine ad un racconto? “Mi sembra di non essere tanto io a scrivere una storia, quanto la storia che desidera essere scritta da me – racconta l’autore – io scrivo le storie che mi ossessionano, che non mi danno tregua. Amo i personaggi che mi si costruiscono nel tempo, che desiderano essere raccontati. Credo che lo scrittore innanzitutto debba avere la caratteristica dell’ascolto. Ascoltare e cercare di comprendere cosa è davvero importante raccontare, quale storia ti chiede con insistenza di essere scritta. Perché ti bracca, ti rincorre per farti capire la sua intima necessità. Io cerco di raccontare storie che, oltre a questa necessità di scrittura, rivendichino poi la necessità di essere lette”.

*Gli invincibili, Marco Franzoso, Einaudi, pp 112, € 15,00

Elena Barlozzari

Elena Barlozzari su Barbadillo.it

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