Libri. “I cinque funerali della signora Göring” di Buttafuoco tra vita e amore (alla Kerouac)

buttafuoco“Tutto ciò che accade per amore è di là dal bene e dal male” scriveva il filosofo Federico Nietzsche. E la storia che Pietrangelo Buttafuoco ci racconta ne “I cinque funerali della signora Göring con scrittura lirica e partecipe, con quella petite musique che fa tanto favola ed è la sua cifra stilistica sin da “Le uova del drago”, è di quelle che sfidano pregiudizi morali e sociali, rompono rapporti che sembrano consolidati e si prestano, quasi per un naturale sortilegio, a diventare “romanzo popolare”.

La storia d’amore è quella tra Hermann Göring, che è stato un eroico aviatore nella squadriglia del Barone Rosso ed ora nel precario dopoguerra è uno spericolato pilota di aerei da noleggio e l’affascinante baronessa svedese Carin von Fock, già sposata con un figlio. Ed inizia questa storia, come un’improvvisa e incandescente eruzione vulcanica, in una tempestosa notte di febbraio del 1920 in Svezia, quando Hermann dopo un atterraggio mozzafiato viene accolto nella nobile  dimora della famiglia von Fock. E’ amore a prima vista, amore che arde in petto più del fuoco. Lei lascia marito e figlio per seguire Hermann, fuggono insieme i due amanti sul biplano sfidando insieme alle avverse condizioni meteo e alla neve che fiocca, i pettegolezzi e l’inevitabile scandalo.

Però quella che li attende è una vita difficile, fatta di  miserie, di ristrettezze, di peregrinazioni e di umiliazioni, di speranze in un riscatto personale e collettivo in un contesto storico, che è il drammatico e terribile dopoguerra della Germania sconfitta. Nella quarta di copertina è scritto a mo’ di avvertenza: “Questo non è un libro di storia. Questa è una storia d’amore.” E’ chiaro però che la storia irrompe bruscamente nella vicenda sentimentale, il destino bussa alla porta e travolge i due amanti. Amore e politica, privato e pubblico si intrecciano inestricabilmente. L’amore, è vero, riesce a dominare tutto, perfino la discesa agli inferi di Hermann, che, diventato nel frattempo un esponente di primo piano del partito nazionalsocialista fondato da Hitler, viene gravemente ferito nel fallito putsch di Monaco e contrae il vizio della morfina, che poco alla volta sfigura il suo corpo fino a farlo diventare flaccido e grasso.

La bionda dea ariana fa in tempo a vedere l’ascesa trionfale del nazionalsocialismo, alla cui causa si era legata insieme ad Hermann. Carin, infatti, gravemente malata, muore nell’ottobre del 1931, ma il suo mito prende quota fino a diventare un’icona del nazionalsocialismo. La macchina della propaganda nazionalsocialista lo alimenta: la storia tra “la dea delle nevi e l’asso dei cieli” (così titolava il Corriere d’Italia del 23 giugno 1923), dopo essere stato il soggetto di pubblicazioni periodiche, di rappresentazioni teatrali e di narrazioni radiofoniche diventa nel 1939 un libro scritto dalla sorella di Carin, Fanny von Fock, e perfino un film con la bella Inga Ley (è lei nella foto di copertina del libro accanto al Führer) nelle parti della nobildonna svedese che fa innamorare l’asso dei cieli.

Un cenno, infine, merita la struttura narrativa del romanzo che non è suddiviso in capitoli, ma in parti separate da spazi bianchi e intervallate da passi in corsivo, che ci riportano all’oggi, al  presente, quasi a voler tracciare un confine tra la storia immaginata e la storia reale. L’autore opportunamente, con grande perizia, spezza la tensione narrativa, la girandola di emozioni e la malia demoniaca che promana da questa storia d’amore consumatasi all’ombra della svastica – e potremmo dire sulla strada, non a caso, perché in taluni passaggi fa pensare a Kerouac – e che rischia di travolgere il narratore stesso insieme al lettore. Quanto al titolo del romanzo, “i cinque funerali della signora Göring”, beh!, vogliamo lasciare al lettore, alla sua curiosità, la sua decifrazione.

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Sandro Marano

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