Il caso. Se in Croazia l’italianità resta discriminata (anche con attentati)

istriaTira una brutta aria, in Croazia, per la minoranza italiana. Malgrado le aperture degli ultimi anni, dovute soprattutto alla necessità di Zagabria di mostrarsi «democratica e pluralista» per poter entrare nell’Unione europea, di recente si sono verificati chiari episodi di discriminazione e intimidazione. Sui quali chissà se il governo Renzi e la neo commissaria europea Federica Mogherini chiederanno mai spiegazioni?

Il primo caso lo segnala Marco Zacchera, già deputato di An e Pdl ed ex sindaco di Verbania. «Per motivi economici – denuncia Zacchera – a Pola, Rovigno, Buie e Fiume spariranno le classi nelle scuole superiori con meno di sette alunni che parlano come prima lingua l’italiano. E poiché la Croazia sta eliminando l’italiano ovunque (anche nella toponomastica stradale che invece doveva essere bilingue nelle ex zone italiane) è evidente che sempre meno ragazzi accettano di essere discriminati e considerati cittadini di serie B».

Se passerà questo principio anche per le scuole elementari, accusa Zacchera, che in passato è stato a lungo membro delle Commissioni Difesa e Affari Esteri della Camera, «spariranno presto le scuole italiane di Momiano, Sizzano, Valle, Verteneglio, Bassania e Cittanova. Secondo la comunità italiana in Istria questo sarebbe il “grazie” di Zagabria a Roma per gli investimenti che negli anni scorsi erano stati sostenuti dalle nostre comunità per l’ammodernamento delle scuole italiane a tutela della nostra minoranza linguistica. Una vergogna, altro che spirito europeo».

La seconda, brutta notizia, arriva dalle colonne del «Piccolo», il quotidiano triestino. Nei giorni scorsi, a Zara, una bomba a mano e una mina antiuomo sono state gettate nel cortile dell’abitazione del consigliere comunale di Azione giovani (centrosinistra, all’opposizione), Marko Pupi Bakra. Un messaggio piuttosto esplicito per il consigliere che da mesi si batte per ripristinare il toponimo storico della via centrale della città dalmata: Calle Larga, cioè il nome che la strada portava da secoli, in luogo dell’attuale Široka ulica. Pupi Bakra ha dichiarato che si tratta di un atto intimidatorio, che però non lo farà desistere: «Se qualcuno dovesse fare del male al sottoscritto o ai membri della mia famiglia – ha detto – di ciò ne sarà direttamente responsabile il sindaco di Zara, Božidar Kalmeta».

Negli ultimi anni, riporta «il Piccolo», a Zara ci sono stati una decina di episodi intimidatori, con lanci di bombe, auto fatte saltare in aria o incendiate, tra cui anche macchine di giornalisti. La scorsa primavera circa 11 mila cittadini (su una popolazione totale di 76 mila abitanti) hanno firmato la petizione lanciata da Pupi Bakra per il ripristino dell’antico toponimo. «Un numero sufficiente – sottolinea il giornale triestino – per avviare il procedimento in sede di consiglio cittadino. Ebbene da allora la questione non è stata inserita nell’agenda dei lavori del parlamentino (guidato dal centrodestra), con giustificazioni più o meno opinabili».

Dopo l’indifferenza e le minacce, ora sono arrivate anche le bombe.

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Giorgio Ballario

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