IL PARALLELO CON IL VATICANO SECONDO
Intervistato da Barbadillo, anche Ignazio Ingrao, vaticanista di Panorama, nota un parallelo con l’assise inaugurata da Papa Roncalli nel 1962: «Si respira la stessa aria di riflessione sul rapporto con il mondo, sulla necessità di alcune riforme e di taluni aggiornamenti pur nel rispetto della dottrina tradizionale della Chiesa, di cinquantanni fa. È lo stesso clima. Oggi, con i mezzi che abbiamo, non c’è bisogno forse di convocare 2500 padri conciliari come nel Vaticano II». Di analogo, c’è inoltre il volume del dibattito mediatico che ha preceduto quello ufficiale tra i padri sinodali. Come allora, tra i conservatori, si parla insistentemente di un’assemblea “parallela”, e non per forza coincidente con quella reale.
L’ATTESA SULLA COMUNIONE AI DIVORZIATI-RISPOSATI
Un Tema spinoso e avvertito come assai urgente dai vescovi soprattutto di lingua tedesca. E che appassiona tantissimo anche fuori dal recinto ecclesiale, soprattutto nei salotti liberal. La mappa del problema la definisce però la Santa Sede. Nell’ Instrumentum laboris pubblicato a giugno, e autentico punto di partenza della riflessione sinodale, così viene localizzata e in parte ridimensionata la questione.
Il testo è di fatto una ricognizione del sondaggio che il Vaticano ha inviato in via preliminare alle diocesi mondiali: «Molte delle risposte pervenute – si legge – segnalano che in tanti casi si riscontra una richiesta chiara di poter ricevere i sacramenti dell’Eucaristia e della Penitenza, specie in Europa, in America e in qualche Paese dell’Africa. La richiesta si fa più insistente soprattutto in occasione della celebrazione dei sacramenti da parte dei figli. A volte si desidera l’ammissione alla comunione come per essere ‘legittimati’ dalla Chiesa, eliminando il senso di esclusione o di marginalizzazione».
Il PAPA E LA DOPPIA TESI DI WALTER KASPER
Oggetto di contesa sono, soprattutto, le due soluzioni avanzate. La prima è di carattere canonico-giuridico. Lasciar valutare l’ipotesi della nullità matrimoniale dei cattolici divorziati civilmente «a un sacerdote, su mandato del vescovo, con esperienza spirituale e pastorale quale penitenziere o vicario episcopale». La seconda guarda con favore invece alla prassi delle chiese antiche e orientali. Uno strumento che aveva già rilanciato Joseph Ratzinger nel 1972: «Nelle singole Chiese locali esisteva il diritto consuetudinario in base al quale i cristiani che, pur essendo ancora in vita il primo partner, vivevano un secondo legame, dopo un tempo di penitenza avevano a disposizione […] non un secondo matrimonio, bensì, attraverso la partecipazione alla comunione, una tavola di salvezza».
LA FRONDA DEI CARDINALI
Scatta l’opposizione dei principi della Chiesa. Cinque cardinali firmano Permanere nella verità di Cristo. Matrimonio e comunione nella Chiesa cattolica per la Cantagalli di Siena, etichetta dalla lunga linea filomagisteriale. Loro sono Walter Brandmüller, Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, Velasio De Paolis, Raymond Leo Burke e, soprattutto, Gerhard Ludwig Müller, prefetto della congregazione per la dottrina della fede. Di fatto si tratto di uno studio a più mani che smonta ad una a una le tesi di Kasper. Il curatore del testo, Robert Dodaro, spiega nell’introduzione: «Gli autori di questo volume sono uniti nel sostenere fermamente che il Nuovo Testamento ci mostra Cristo che proibisce senza ambiguità divorzio e successive nuove nozze sulla base del piano originale di Dio sul matrimonio disposto da Dio nella Genesi».
LA POSTA IN GIOCO
UN INVITO A NON ASSOLUTIZZARE IL DIBATTITO
E ancora. «Più che con “la famiglia” – aggiunge il vaticanista – è con le tante famiglie reali che il Sinodo dovrà fare i conti. Ci sono regioni africane dove esistono matrimoni combinati tra bambine di dieci anni e uomini di sessanta. Ci sono Paesi, come il Niger e il Ciad, dove oltre il 70 per cento delle donne che oggi hanno un’età compresa tra i 20 e i 24 anni, si sono sposate prima di averne compiuti 15».
ARBITRA IL PAPA
Per ora Francesco resta fuori dal dibattito. Ma alla fine sarà lui sciogliere i nodi. Ecco l’invito ai padri pronunciato durante la messa di apertura dei lavori: «Anche noi, nel Sinodo dei Vescovi, siamo chiamati a lavorare per la vigna del Signore. Le Assemblee sinodali non servono per discutere idee belle e originali, o per vedere chi è più intelligente… Servono per coltivare e custodire meglio la vigna del Signore, per cooperare al suo sogno, al suo progetto d’amore sul suo popolo. In questo caso, il Signore ci chiede di prenderci cura della famiglia, che fin dalle origini è parte integrante del suo disegno d’amore per l’umanità».