Chiesa. Doppio Sinodo sulla Famiglia. Papa Francesco inaugura il “Concilio light”

POPE: LAST GENERAL AUDIENCE«Siamo già nel Vaticano Terzo». È una suggestione assai ellettrica quella che accompagna la duplice convocazione del Sinodo dei vescovi che si è aperto oggi in Vaticano, in versione straordinaria, per chiudersi in modalità ordinaria nell’autunno del 2015. Si discute di famiglia. E a trecentosessanta gradi. I pastori della Chiesa cattolica si riuniranno, dunque, a stretto giro due volte per analizzare lo stato di salute di una istituzione tanto fondamentale per la cattolicità ma entrata in crisi per i mutamenti sociali e antropologici in atto. Un’agenda di lavoro inedita che supera di fatto la prassi sinodale finora registrata, in favore di un concilio dal profilo leggero e di scopo.

IL PARALLELO CON IL VATICANO SECONDO

Intervistato da Barbadillo, anche Ignazio Ingrao, vaticanista di Panorama, nota un parallelo con l’assise inaugurata da Papa Roncalli nel 1962: «Si respira la stessa aria di riflessione sul rapporto con il mondo, sulla necessità di alcune riforme e di taluni aggiornamenti pur nel rispetto della dottrina tradizionale della Chiesa, di cinquantanni fa. È lo stesso clima. Oggi, con i mezzi che abbiamo, non c’è bisogno forse di convocare 2500 padri conciliari come nel Vaticano II». Di analogo, c’è inoltre il volume del dibattito mediatico che ha preceduto quello ufficiale tra i padri sinodali. Come allora, tra i conservatori, si parla insistentemente di un’assemblea “parallela”, e non per forza coincidente con quella reale.

L’ATTESA SULLA COMUNIONE AI DIVORZIATI-RISPOSATI


Un Tema spinoso e avvertito come assai urgente dai vescovi soprattutto di lingua tedesca. E che appassiona tantissimo anche fuori dal recinto ecclesiale, soprattutto nei salotti liberal.
 La mappa del problema la definisce però la Santa Sede. Nell’ Instrumentum laboris pubblicato a giugno, e autentico punto di partenza della riflessione sinodale, così viene localizzata e in parte ridimensionata la questione.

Il testo è di fatto una ricognizione del sondaggio che il Vaticano ha inviato in via preliminare alle diocesi mondiali: «Molte delle risposte pervenute – si legge – segnalano che in tanti casi si riscontra una richiesta chiara di poter ricevere i sacramenti dell’Eucaristia e della Penitenza, specie in Europa, in America e in qualche Paese dell’Africa. La richiesta si fa più insistente soprattutto in occasione della celebrazione dei sacramenti da parte dei figli. A volte si desidera l’ammissione alla comunione come per essere ‘legittimati’ dalla Chiesa, eliminando il senso di esclusione o di marginalizzazione».

Il PAPA E LA DOPPIA TESI DI WALTER KASPER 

Questo il punto di partenza. Ed qui che entra in gioco Francesco, anche se indirettamente. Il Sinodo è indubbiamente uno degli snodi crociali del suo pontificato. Addirittura, un anticipo al dibattito è stato lui stesso a provocarlo. Durante il concistoro del scorso febbraio, infatti, è stato proprio il vescovo di Roma a chiedere al cardinale Walter Kasper, già presidente del pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, di relazionare sula tema della famiglia. Ne è uscito fuori un testo assai controverso. Troppo progressista e “misericordioso” per alcuni.

Oggetto di contesa sono, soprattutto, le due soluzioni avanzate. La prima è di carattere canonico-giuridico. Lasciar valutare l’ipotesi della nullità matrimoniale dei cattolici divorziati civilmente «a un sacerdote, su mandato del vescovo, con esperienza spirituale e pastorale quale penitenziere o vicario episcopale». La seconda guarda con favore invece alla prassi delle chiese antiche e orientali. Uno strumento che aveva già rilanciato Joseph Ratzinger nel 1972: «Nelle singole Chiese locali esisteva il diritto consuetudinario in base al quale i cristiani che, pur essendo ancora in vita il primo partner, vivevano un secondo legame, dopo un tempo di penitenza avevano a disposizione […] non un secondo matrimonio, bensì, attraverso la partecipazione alla comunione, una tavola di salvezza».

LA FRONDA DEI CARDINALI

Scatta l’opposizione dei principi della Chiesa. Cinque cardinali firmano Permanere nella verità di Cristo. Matrimonio e comunione nella Chiesa cattolica per la Cantagalli di Siena, etichetta dalla lunga linea filomagisteriale. Loro sono Walter Brandmüller, Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, Velasio De Paolis, Raymond Leo Burke e, soprattutto, Gerhard Ludwig Müller, prefetto della congregazione per la dottrina della fede. Di fatto si tratto di uno studio a più mani che smonta ad una a una le tesi di Kasper. Il curatore del testo, Robert Dodaro, spiega nell’introduzione: «Gli autori di questo volume sono uniti nel sostenere fermamente che il Nuovo Testamento ci mostra Cristo che proibisce senza ambiguità divorzio e successive nuove nozze sulla base del piano originale di Dio sul matrimonio disposto da Dio nella Genesi».

LA POSTA IN GIOCO 

Ma il tema della famiglia è assai più vasto. E va di molto oltre l’Occidente e la singola questione, seppur complicata e molto spesso dolorosa, dei divorziati-risposati. Ce lo rammenta il giornalista Andra Tornielli che su Vaticaninsaider avvertiva ieri: «Dei quasi duecento partecipanti al Sinodo straordinario sulla famiglia che si apre in Vaticano più della metà (106 vescovi) provengono dall’Asia, dall’America Latina, dall’Africa e dall’Oceania. Sarebbe dunque piuttosto miope focalizzare l’attenzione soltanto su alcuni temi molto dibattuti nelle società e nelle Chiese europee colpite dalla secolarizzazione».

UN INVITO A NON ASSOLUTIZZARE IL DIBATTITO

E ancora. «Più che con “la famiglia” – aggiunge il vaticanista – è con le tante famiglie reali che il Sinodo dovrà fare i conti. Ci sono regioni africane dove esistono matrimoni combinati tra bambine di dieci anni e uomini di sessanta. Ci sono Paesi, come il Niger e il Ciad, dove oltre il 70 per cento delle donne che oggi hanno un’età compresa tra i 20 e i 24 anni, si sono sposate prima di averne compiuti 15».

ARBITRA IL PAPA

Per ora Francesco resta fuori dal dibattito. Ma alla fine sarà lui sciogliere i nodi. Ecco l’invito ai padri pronunciato durante la messa di apertura dei lavori: «Anche noi, nel Sinodo dei Vescovi, siamo chiamati a lavorare per la vigna del Signore. Le Assemblee sinodali non servono per discutere idee belle e originali, o per vedere chi è più intelligente… Servono per coltivare e custodire meglio la vigna del Signore, per cooperare al suo sogno, al suo progetto d’amore sul suo popolo. In questo caso, il Signore ci chiede di prenderci cura della famiglia, che fin dalle origini è parte integrante del suo disegno d’amore per l’umanità».

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Fernando Massimo Adonia

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