Pubblicato l’Instrumentum laboris del prossimo Sinodo straordinario dei vescovi sulla famiglia che si aprirà a ottobre in Vaticano e che si riunirà, sempre sullo stesso tema, l’anno successivo. Il titolo è “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. Più di 70 pagine. Si tratta dunque della griglia di partenza del tanto atteso dibattito tra i pastori della Chiesa cattolica “cum et sub Petro”. Prima grande prova di Papa Francesco. Il testo è improntato al suo stile. Quello cioè della misericordia.
Ma non c’è solo il tema dei divorziati-risposati o delle coppie omosessuali al centro del testo diffuso giovedì. Tutt’altro. Più che un programma dei lavori, si tratta di una fotografia, una fitta analisi – ed già una novità singolare – su stato di salute della realtà familiare nei cinque continenti. Ma anche della Chiesa universale.
Nei fatti, l’Instrumentum raccoglie le risposte che le diverse Conferenze episcopali hanno offerto ai quesiti proposti a novembre dalla Santa sede. Il quadro emerso è quello di una cattolicità che viaggia a più velocità, dove le indicazioni del magistero, in molti casi, non sono ritenute vincolanti per le coscienze dei singoli fedeli.
Tuttavia, chi cerca prese di posizione rivoluzionarie resterà deluso. Per ora, l’unica certezza è che la famiglia, per la Chiesa, è e resta «la cellula fondamentale della società, il luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri». Insomma, i presupposti della morale cattolica sono ribaditi e rilanciati, ma messi in relazione al mutamento antropologico in atto soprattutto nelle realtà in via di secolarizzazione.
L’intenzione del duplice Sinodo si esplicita dunque nel «proporre una visione aperta della famiglia, sorgente di capitale sociale, ovvero di virtù essenziali per la vita comune». Il focolare domestico, anche nell’era Bergoglio, continua ad essere – a conti fatti – una «risorsa inesauribile e una fonte di vita della pastorale della Chiesa».
ALCUNI PASSAGGI
Legge naturale. «Concetto che risulta essere come tale, oggi nei diversi contesti culturali, assai problematico, se non addirittura incomprensibile. Si tratta di una espressione che viene intesa in modo differenziato o semplicemente non capita».
Diritti Umani. «Nozione che viene generalmente vista come un richiamo all’autodeterminazione del soggetto, non più ancorata all’idea di legge naturale. I sistemi legislativi di numerosi Paesi si trovano a dover regolamentare situazioni contrarie al dettato tradizionale della legge naturale (per esempio, la fecondazione in vitro, le unioni omosessuali, la manipolazione di embrioni umani, l’aborto, ecc.). In questo contesto, si trova la crescente diffusione della ideologia chiamata gender theory, secondo la quale il gender di ciascun individuo risulta essere solo il prodotto di condizionamenti e di bisogni sociali, cessando, così, di avere piena corrispondenza con la sessualità biologica».
Individualismo. «La mentalità consumistica è menzionata, in particolare in Europa, anche in riferimento al “figlio ad ogni costo” ed ai conseguenti metodi di procreazione artificiale. Inoltre, si richiamano il carrierismo e la competitività come situazioni critiche che influenzano la vita familiare. Si sottolinea, soprattutto in Occidente, una privatizzazione della vita, della fede e dell’etica: alla coscienza e alla libertà individuale si conferisce il ruolo di istanza valoriale assoluta, che determina il bene e il male. Inoltre, si ricorda l’influsso di una cultura “sensoriale” e dell’effimero».
Coppie di fatto. «Tra le ragioni sociali che portano alla convivenza si registrano: politiche familiari inadeguate a sostenere la famiglia; problemi finanziari; disoccupazione giovanile; mancanza di un’abitazione. Da questi ed altri fattori consegue la tendenza a dilazionare il matrimonio. In tal senso, gioca un ruolo anche il timore circa l’impegno che comporta l’accoglienza dei figli (in particolare in Europa e in America Latina). Molti pensano che nella convivenza si possa “testare” l’eventuale riuscita del matrimonio, prima di celebrare le nozze».
E ancora: «C’è la percezione dell’amore come fatto privato senza ruolo pubblico; la mancanza di politiche familiari, per cui si percepisce lo sposarsi come una perdita economica. Spesso, la convivenza e le unioni libere sono sintomo del fatto che i giovani tendono a prolungare la loro adolescenza e pensano che il matrimonio sia troppo impegnativo, hanno paura davanti a un’avventura troppo grande per loro».
Ragazze madri. «La loro condizione è spesso il risultato di storie molto sofferte, non di rado di abbandono. Vanno ammirati anzitutto l’amore e il coraggio con cui hanno accolto la vita concepita nel loro grembo e con cui provvedono alla crescita e all’educazione dei loro figli. Da parte della società civile esse meritano un sostegno speciale, che tenga conto dei tanti sacrifici che affrontano. Da parte della comunità cristiana, poi, va prestata una sollecitudine che faccia loro percepire la Chiesa come vera famiglia dei figli di Dio».
Omosessuali. «Riguardo alla possibilità di una pastorale verso queste persone, bisogna distinguere tra quelle che hanno fatto una scelta personale, spesso sofferta, e la vivono con delicatezza per non dare scandalo ad altri, e un comportamento di promozione e pubblicità attiva, spesso aggressiva. Si raccomanda di non far coincidere l’identità di una persona con espressioni quali “gay”, “lesbica” o “omosessuale”».