Libri. “Alla fine del sonno” di Hermans e il viaggio all’estremo nord

Alla fine del sonno Hermans copertinaDalla fantascienza alla realtà, i poli sono stati fonte di ispirazione per imprese e narrazioni letterarie. Di grande interesse scientifico per lo studio del magnetismo terrestre, hanno catalizzato l’attenzione di scrittori e politici, di viaggiatori solitari ma anche di presentatori televisivi (si pensi alle “storiche” dirette della «Ruota della fortuna» di Mike Bongiorno dal Polo nord), oltre che di uomini di scienza.

Tra le tante spedizioni lanciate per il mondo, la Germania di Hitler si spinse in Antartide, alla forsennata ricerca di civiltà sepolte. In letteratura si distinse, tra i tanti, il padre della fantascienza anglo-americana, lo scrittore di Providence, Howard Philippe Lovecraft: in Le montagne della follia (At the Mountains of Madness), tra racconto dell’orrore e romanzo psicologico, narrerà le gesta di una spedizione scientifica alle prese con reperti vecchi di milioni di anni; vestigia di un’antichissima civiltà, scomparsa da millenni, custodite da esseri primordiali giunti sulla Terra dalle profondità del Cosmo, gli Antichi.

In questo solco si pone il romanzo Alle fine del sonno, sino a qualche tempo inedito in Italia ma di recente pubblicato per i tipi di Adelphi, dello scrittore Willem Frederik Hermans. Esempio pregevole di letteratura neerlandese, più che nel contesto del romanzo dell’orrore lovecraftiano – a ben vedere – meriterebbe un posticino a sé nell’alveo della grande tradizione dell’esistenzialismo europeo.

Alfred Iseendorf, un giovane geologo nonché protagonista e voce narrante del racconto, parte per una spedizione nell’estremo Nord della Norvegia prefissandosi due obiettivi: dimostrare una teoria sui meteoriti che gli conferirà lustro accademico e regolare i conti col padre, brillante scienziato prematuramente scomparso in seguito ad una caduta in un crepaccio.

Un viaggio non comune che conduce il protagonista a battersi non solo con le insidie materiali che una simile impresa inevitabilmente comporta, ma con la dimensione dell’interiorità: saggiata nel profondo, Alfred si trova a riconsiderare le proprie certezze sino ad ora fulcro della propria stabilità. Un viaggio dunque retrospettivo, tra le memorie del passato, dove non mancano momenti di profonda riflessione, se non di «contemplazione» schopenhaueriana, che rievocano nel lettore più avveduto la fortuita passeggiata lungo la riva dell’Isonzo, fautrice della “guarigione” dello sveviano Zeno Cosini.

Un romanzo – a tratti picaresco – a metà tra Bildungsroman e romanzo d’avventura, cui fa da contorno l’evocazione del paesaggio artico: indubbiamente, uno degli aspetti più affascinanti e suggestivi dell’intera narrazione.

* Willem Frederik Hermans, Alle fine del sonno (Adelphi, Fabula, 2014, euro 18)

Giuseppe Balducci

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