La lettera. Perché Salvini e la Meloni sono l’ultima speranza di un’Italia in declino

Dalla pagina della Lega Nord su Fb
Dalla pagina della Lega Nord su Fb

Caro direttore,

gli eventi bellici e parabellici che nelle ultime settimane si stanno intensificando con grande e tragica vigoria, dimostrano che la storia sta bussando con insistenza alle nostre porte. Per questo motivo il dibattito che si svilupperà ad Atreju, la tradizionale festa organizzata ormai da tanti anni dalla destra giovanile italiana, assumerà una importanza probabilmente mai avuta prima.

La missione più importante: ridefinire l’identità della destra italiana, che forse sarebbe meglio definire come polo sovranista, tirando fuori il nostro schieramento politico dall’astrazione di una categoria ottocentesca parziale e ormai superata.

Il mondo viaggia a tappe forzate verso l’assestamento di un sistema tripolare: da una parte la vecchia Europa con gli Stati Uniti, dall’altra la Russia, la Cina e le altre potenze emergenti (Brasile, Sudafrica, India, ecc), da un’altra parte ancora il terzo polo, quello del mondo islamico, dove ormai la frange più estreme sembrano avere il sopravvento.

In questo grande Risiko il ruolo dell’Italia è sempre lo stesso: la coda di una coalizione che spesso assume impegni e azioni contro gli interessi italiani.

Ma non è detto che bisogna arrendersi al fatto che le cose debbano andare sempre così.

Ai più attenti, ad esempio, non sarà sfuggito che proprio in questi giorni Matteo Salvini si recherà in visita proprio in Cina e Russia. Nulla è per caso (ricordate Renzi che ancora sindaco di Firenze si recava alla corte di frau Merkel?).

In questo nebuloso panorama composto da aspetti più o meno chiari, qual è la posizione della destra italiana? Sedersi sul fronte sovranista (che guarda con interesse alle posizioni russe)? Restare nella “tradizionale” posizione europeista e atlantista? O elaborare una posizione differente, una posizione italiana?

Lo sdoganamento della destra da Fini e dal finismo è stato lungo, difficile e non è ancora finito, perché il 3,7% raccolto da FdI-AN alle ultime europee non è stato altro che il primo mattone di un nuovo edificio da ricostruire dopo la distruzione quasi totale.

Per ricostruire, però, bisogna sapere con esattezza su quali basi ci si vuole tenere in piedi. Serve che la destra sappia enunciare con sicurezza e coraggio il proprio credo, senza balbettare.

Prima di chiedersi se ne valga la pena continuare il lavoro di ricostruzione, bisogna aver ben chiaro -ma lo capirebbe anche un bambino- che in Italia non vi è spazio per una destra “eurocratica”, moderata e aperta alle grandi ammucchiate romane. Per tutto questo c’è già Alfano con la sua combriccola.

Sovranità politica-monetaria e difesa delle nostre radici cristiane e più in generale dei nostri valori tradizionali, sono i punti cardine sia di FdI-AN che della Lega. Tuttavia bisogna ammettere, in tutta onestà, che in questi mesi gli amici della Lega sono stati molto più bravi nel riuscire a connettersi con vastissimi settori di italiani indignati che hanno voglia di lottare in nome di queste battaglie.

Se FdI-AN cercherà di ritagliarsi il ruolo di collante tra le forti posizioni della Lega e il moderatismo di Forza Italia e Ncd, resterà stritolato nel limbo di un improbabile centrodestra che nei fatti non esiste più.

FdI-AN, invece, può essere il propulsore di una nuova destra che deve avere l’ambizione di poter dare un’alternativa “sistemica” all’Italia e all’Europa, proprio come la Le Pen in Francia.

Salvini ha resuscitato la Lega facendo sue delle battaglie che appartengono al codice genetico della destra, e le ha urlate in ogni dove, anche quando sventolando mille lire in uno studio televisivo veniva deriso da saccenti e boriosi avversari politici e giornalisti asserviti.

Bisogna subito abbandonare ogni tentennamento tattico e ogni residuo timore “finista” di poter sembrare troppo “estremi” per entrare nei salotti buoni. I tempi stringono, e la storia non attende nessuno, per questo due partiti che al di là di trascurabili sfaccettature parlano la stessa lingua, hanno il dovere di marciare insieme. Poco importa se un unico partito, una federazione, un’alleanza. Non è il fantomatico popolo del centrodestra che ha bisogno di una destra forte e unita, è l’Italia che nell’interno e nell’esterno della Nazione ha bisogno di una nuova classe dirigente capace di anteporre l’interesse nazionale alle speculazioni di nazioni straniere, lobbies e potentati senza scrupoli, i quali hanno tutto l’interesse a rapportarsi con un’Italia succube, piccola e debole.

FdI-AN e la Lega, Giorgia Meloni e Matteo Salvini sono l’ultima speranza per un Paese oggi rassegnato al declino. L’ultima fiaccola di speranza nel buio della notte.

* commissario di FdI-AN Mascali (CT)

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