Calciomercato. Top player latitano e la tv pallonara “brilla” per scarsa originalità

Inter Milan's Alexandre Pato lays on theE la chiamano estate. E la chiamano ‘bella stagione’. Sì, è la stagione perfetta. Per le repliche. E dato che soldi non ce ne stanno, pure il pallone – stramaledettissimo anche lui – si uniforma al clima da fotocopiatrice impazzita. Lo chiamano mercato. Sarebbe meglio definirlo mostra-scambio. Di pezzi d’antiquariato. Nella migliore delle ipotesi.

Mentre la tivvù ci ammannisce il pallosissimo palinsesto estivo (c’è forse una legge che impone alla diffusione radiotelevisiva di trasmettere tutto il vecchiume che conservano nei loro polverosi archivi?), il calcio in giacca e cravatta si produce in un amarcord un bel po’ pezzentuccio. Poveri ma belli? Ma quando mai. Vecchie idee, mal proposte e scommesse azzardatissime anche per un canguro sbronzo, spacciate per colpacci da bucanieri. Roba per gonzi, insomma. Tipo “Temptation Island”, per capirci. Tipo Alvaro Morata, per intenderci.

Il colpaccio finora l’ha fatto la Roma che s’è portata a Trigoria il funambolico Iturbe. Il sogno è quello di aver subito l’asta al rialzo dell’Hellas per comprare il nuovo Messi. Intanto ha beffato la Juve che gioca al ribasso e perde mister Conte. Tutto sommato, un film divertente. Una commedia all’italiana, intrighi, corna, equivoci, biglietti aerei pagati inutilmente. Come quelle che, ogni rete locale che si rispetti, manda in onda d’estate per coprire i buchi di palinsesto. Alvaro Vitali non sfigurerebbe, magari nel ruolo di Marotta. Col fischio o senza?

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L’incubo, è alle porte. Il tormentone d’antan che ormai non è a dir poco fuori moda, torna a bussare prepotente. A chiedere spazio ed attenzione. Una cosa modello “Lo Squalo 3”, il sequel di un filone di successo che però tanta impressione non è che l’abbia lasciata. Bel film (per i suoi tempi), stupenda narrazione (degli anni che furono), ma Samuel Eto’o – con tutto il rispetto – non è mai stato Lothar Matthaus e manco Evaristo Beccalossi. Un grandissimo, ai tempi dell’Inter del triplete. Nessuno glielo toglierà mai. A mezzo servizio in quel di Chelsea. Adesso, dopo aver trovato spazio in secondissima serata su Rete Quattro, il camerunense senza età (secondo il profeta Josè Mourinho) cerca spazio nel campionato italiano. La Roma pare vicino, dall’Inghilterra lo avevano accostato al Milan. Può ancora dire la sua, magari a Cesena, ma onestamente non è più un cult

L’incubo non conosce limiti. Come e peggio delle repliche delle stesse trenta puntate dei Simpson che vanno in onda da ormai vent’anni praticamente a loop, tornano tutti gli stramaledettissimi tormentoni estivi su quei calciatorissimi che, puntualmente, non arriveranno mai in Italia. Quest’anno, a dirla tutta, il revival c’ha risparmiato la farsa Dzeko. Da tempo immemore, il bosniaco veniva accostato a tutte le grandi squadre del Belpaese. Stavolta, no. Meglio così. Meglio la triste verità che una pietosa e stantia bugia. Se manca Dzeko torna prepotente Drogba. Senza squadra, senza contratto, di ritorno dalla Cina dopo l’avventura turca al Galatasaray. Si avvia verso la conclusione di un’onoratissima carriera e, fossimo ancora ai bei tempi, se ne andrebbe a incassare i petrodollari del Qatar, ha insegnare calcio negli Stati Uniti. E invece no, Drogba è una “tentazione” del calcio italiano. Che evidentemente s’è già scordata della grandiosa parentesi juventina di Nicholas Anelka. Un altro (cattivo) replicante.

Non può essere estate, però, senza un vero film dell’orrore. Una volta Italia Uno regalava ‘Notte horror’, maratona insuperabile dei capolavori (più o meno) del cinema del terrore. Adesso che ha smesso, ci pensa il calcio italiano a regalare brividi ai tifosi. In un panorama – quello calcistico – meno interessante della sonnacchiosa provincia americana è tornato Freddy Pato. Il Nightmare di cristallo,con quel visino dolcissimo che stregò la figlia del Capo, Barbara Berlusconi. Quello che ha trasformato in incubi i suoi stessi sogni (insieme a quelli dei milanisti prima e dei tifosi del Corinthians poi). Ha ventiquattro anni, in teoria potrebbe ancora dare tanto al calcio. In realtà ha accumulato più infortuni lui di un intero ospedale ortopedico. Dmax trasmette, in queste sere, “Mille modi per morire”. Pato, da solo, potrebbe riempire sette puntate: “Mille modi per rompersi la caviglia”. Ma questo è ancora niente. A lui il pallone, almeno prestando orecchio alle urla che ci arrivano dal Brasile, interessa sicuramente meno di quanto gli interessi la sua affascinante fidanzata. Roba da film di Nino D’Angelo. Non mancheranno nemmeno questi in tv, lasciate arrivare agosto…

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Giovanni Vasso

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