Cultura. La sfida eurasiatica della Russia nella analisi di Dugin

duginAlexander Dugin è in Italia, in questi giorni, per spiegare la sua visione geopolitica e la collocazione dell’eurasismo nello scenario mondiale. Il 5 luglio è stato a Milano, ospite dell’Associazione Lombardia Russia e il 6 a Trento,  con l’Associazione il Nodo di Gordio, fondata fra gli altri dallo storico Franco Cardini.

Secondo Dugin stiamo assistendo a un momento di sostanziale transizione globale, ma la direzione in cui si procede non è chiara, perché viviamo un cambiamento paradigmatico che si riflette a livello geopolitico. Il crollo sovietico ha fatto sì, sostiene il pensatore russo, che nello scontro fra eurasismo, civiltà della terra, contro l’atlantismo, civiltà del mare, vincesse quest’ultimo.

La riflessione del pensatore non conformista evidenzia come il mondo viva ancora nella fase unipolare, ma la progressione prossima non sia verso la bipolarità. Stanno ritornando concezioni come quella di sovranità nazionale e di Stato sovrano geopoliticamente. “In quest’ottica l’Europa deve essere libera, unita ed intraprendente, per riuscire a sopravvivere nel mondo che sta andando formandosi”, avvisa Dugin. E confrontando il rapporto fra Usa ed Europa con quello Europa-Russia, si possono comprendere molte dinamiche. La guerra ucraina, al riguardo, è uno strumento dell’unipolarità, un tentativo di sconfiggere i filo russi dell’Ucraina dell’est che sono i consapevoli rappresentanti della causa e dell’identità eurasiatica. Dugin sottolinea che questi combattenti filo russi non sono antieuropei, ne nazionalisti in senso antico, ma portatori di una concezione geopolitica diversa. Gli Usa stanno usando questa guerra contro la Russia per cercare di mantenere il mondo unipolare. Siamo quindi nella fase del “globalismo reazionario” che per auto conservarsi porta nel mondo guerre e scontri di civiltà e religioni, per bloccare la nascita del multipolarismo e la crescita dei Brics.

Il politologo russo mette in luce gli aspetti principali della politica putiniana compresa l’affinità con la speculazione di Carl Schmitt, uno degli intellettuali di riferimento del Cremlino, le cui teorie sono tenute in considerazione dallo stesso presidente della Federazione.

L’incontro di Trento, trasmesso interamente in video conferenza, ha dato la possibilità di intervenire anche ad altri analisti geopolitici, tra cui Augusto Grandi, del Sole 24 Ore, che ha parlato subito dopo Dugin, contestandone la visione forse troppo ottimista. Attualmente la rivolta ucraina, definita dallo stesso Grandi “una grossa idiozia”, ha messo in difficoltà Europa, Usa e Russia. L’Europa rischia di essere tagliata fuori dall’ottica eurasiatica a causa di una nascente nuova cortina di ferro; la Russia, secondo lo studioso piemonte, ha dovuto quindi creare degli accordi nuovi con la Cina per la fornitura di energia a basso costo, per riuscire ad avere uno sbocco diverso da quello europeo. La Cina, quindi, avrà energia a basso costo e di fatto provocherà una caduta degli Stati Uniti, che non riusciranno a fronteggiare la crescita della superpotenza asiatica. I cinesi sono già in grado di influenzare la politica di sud America e Africa, in quanto spendono centinaia di miliardi di dollari per espandere la propria economia in quelle zone. Di fatto sono gli unici che stanno davvero crescendo, perché gli altri paesi del Brics sono tutti in crisi. Il multipolarismo è quindi auspicabile, ma attualmente non sarebbe in fase di formazione. Nel frattempo anche l’Italia è stata danneggiata moltissimo dalla guerra in Ucraina: la prospettiva eurasiatica sarebbe stata un’occasione storica, ma purtroppo gli scenari segnano un inatteso irrigidimento degli steccati tra Europa e Russia.

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