Effemeridi. Il 2 luglio del 1940 l’affondamento della Arandora Star: morirono 446 italiani

arandora star
La targa commemorativa apposta a Barga (Lucca), città dalla quale provenivano molti dei civili italiani prigionieri

Il 2 luglio 1940 al largo delle coste irlandesi, un U-Boot tedesco, colpisce e affonda con un solo siluro una nave britannica, l’”Arandora Star”.

La nave è salpata il giorno precedente da Liverpool, ridipinta di grigio in modo tale da sembrare un mercantile dotato di armamento, non ha alcuna scorta e soprattutto non sono state esposte le insegne della Croce Rossa come impongono le convenzioni internazionali. L’”Arandora Star” non trasporta armi o merci ma un carico umano di 1.500 italiani e tedeschi ammassati in ogni dove tra i fili spinati e diretti in campi di concentramento in Canada.

Solo 86 dei 1.500 sono prigionieri di guerra, gli altri sono civili di tutte le età che solo per il fatto di essere di nazionalità italiana o tedesca, nonostante in molti casi si tratti di immigrati da decenni e in molti casi con figli che stanno combattendo nell’esercito britannico, sono stati imprigionati e deportati per ordine del Governo del Primo Ministro Churchill. Alcuni dei prigionieri sono antifascisti che si erano rifugiati in Inghilterra, tra essi anche Decio Anzani, Segretario della Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo. A tutti sono state confiscate le proprietà.

Degli oltre 800 morti, 446 sono italiani, in buona parte toscani della Garfagnana emigrati in Scozia. Parte dei superstiti, salvati da una nave canadese di passaggio, devono la vita ad un tedesco prigioniero come loro, il comandante della nave “SS-Adolph Wörmann”, che si sacrifica al prezzo della sua vita per organizzare il salvataggio degli altri. La Gran Bretagna non sarà mai messa sotto accusa per il crimine, né (a tutt’oggi) risarcirà o chiederà scusa alle famiglie delle vittime.

Amerino Griffini

Amerino Griffini su Barbadillo.it

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