Mondiali. Il duello Suarez-Chiellini e il calcio secondo Varela: “Guerra dove vale tutto”

morso suarezDalle parti di Montevideo sembra quasi di assistere a un prolungamento del Mondiale brasiliano: Uruguay contro resto del mondo, la sfida che oppone i Charrúas alle istituzioni del calcio sul caso Suarez.

Il campione uruguayano Varela

Questione di genetica, verrebbe da dire. Nel DNA degli uruguagi c’è ancora l’indole guerriera del mitico Obdulio Varela, il capitano che nel 1950 guidò la Celeste alla conquista della coppa del mondo nella finale del Maracanà: “Cosa direbbe ai giocatori che partono per un Mondiale?” gli chiese una volta il giornalista Franklin Morales. La risposta del Negro Jefe è un comandamento che i suoi connazionali si tramandano a tutt’oggi: “Forse anche lei crede che si tratti di una «festa dello sport»? Allora è un poeta. Un Mondiale è la guerra, dove vale tutto. Se potete dare a un avversario un calcio nel petto, fatelo”.

Pepe Mujica, il presidente low cost della piccola repubblica, lo ha preso talmente in parola da menare calcioni metaforici ai padroni mondiali del pallone: “Quelli della Fifa sono un mucchio di vecchi figli di puttana”. À la guerre comme à la guerre, appunto. Tanto che perfino il 93enne Alcides Ghiggia, giustiziere del Brasile nel 1950, è stato subissato di accuse e ingiurie per aver osato condannare la mordida di Suarez. Solo contro un Paese intero, ancora una volta, come dopo il gol che ammutolì duecentomila spettatori nella più grande arena del mondo.

Ma aver ripudiato l’ultimo superstite tra i compagni d’avventura di Varela ha portato male alla Celeste, piegata dalla Colombia e sconfitta per 2-0 agli ottavi. Dove? Al Maracanà di Rio de Janeiro, naturalmente, perché nel calcio, come nella tragedia greca, la nemesi è implacabile nel punire ogni colpa.

Chi da tutta la vicenda ha saputo riscattarsi è proprio Luis Suarez. Lo ha fatto con un lungo e sincero messaggio riportato su Twitter, dove non solo ammette per la prima volta il gesto inconsulto (finora negato), ma porge le sue scuse “a Giorgio Chiellini e a tutta la famiglia del calcio”. La risposta del difensore azzurro è arrivata a stretto giro: “È tutto dimenticato. Spero che la Fifa ridurrà la tua squalifica”.

C’è da credere che un finale così, coronato da una stretta di mano dopo il duello, sarebbe piaciuto anche all’arcigno Varela. Perché il bello del calcio è che le sue guerre finiscono in novanta minuti, anche se troppo spesso la bulimia e il chiacchiericcio spento delle televisioni provvedono a tenerle in vita oltre il necessario.

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Andrea Cascioli

Andrea Cascioli su Barbadillo.it

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