Azzurro Mondiale. Costa Rica fa rima con Corea e dà la misura dei limiti di Prandelli

Fifa World Cup 2014: Italy trainingCosta Rica fa rima con Corea del Nord: lo spettro del caporal maggiore Pak Doo ik che beffò nel 1966 Facchetti e Albertosi si è materializzato in Brasile con la rete di Ruiz, lesto nel bruciare Chiellini e Buffon. L’Italia torna piccola piccola, dopo l’ubriacatura post vittoria con l’Inghilterra.

La prestazione dell’undici di Prandelli è stata non solo sotto tono sul piano atletico, ma è risultata segnata da un approccio mentale che rispecchia la confusione della guida tecnica.

I limiti di questa squadra, infatti, sono tutti in panchina. Con tre punti (fortunosi) in cascina dopo la prima giornata del girone, gli azzurri avrebbero dovuto aggredire gli avversari, con un impeto ben più trasgressivo: non è una questione di moduli, è la lettura della gara che non ha funzionato. E’ mancato a Prandelli il coraggio di scommettere sui talenti che ha nella rosa, mentre ha privilegiato la ricerca forsennata di un equilibrio che non è mai stato raggiunto: l’innesto di Cassano nella ripresa non basta, al pari di quello di Insigne. Fantantonio (o il furetto napoletano) andava lanciato nella mischia dal primo minuto, e avrebbe con la sua creatività provato a scardinare la difesa costaricana (che non può essere diventata di colpo una linea Maginot).

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In uno spartito timoroso ai limiti della pavidità, ogni tassello della scacchiera è rimasto immobile come una statua di sale. E non c’è da recriminare contro il destino cinico e baro, o per l’infortunio di Montolivo. La responsabilità di questa debacle è tutta di Prandelli e di questo rimanere nel mezzo, novello Celestino V in versione brasileira.

Al ct azzurro ricordiamo che ci sono tanti modi per uscire battuti dal campo di gioco. E nessuno degli azzurri, a partire dall’allenatore, ha meritato di uscire  dal rettangolo verde a testa alta.

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Michele De Feudis

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