Uffa! L’Italtennis e il colpo vincente di Fognini che sembra scritto da David Foster Wallace

fabio fogniniUn’impresa eccezionale. Una rinascita inattesa, ma snobbata da televisioni di ogni risma e canale. Poco, pochissimo presente nei social media. Snobbatissima, causa vittoria dell’Italia contro la Francia nel “Sei Nazioni”. Sto parlando di quell’ultimo punto di Fabio Fognini da Arma di Taggia contro il croato Dodic. A Torino non c’è stata solo una partita di tennis, ma il ritorno alla verticalità internazionale del tennis nostrano. Non intendo cedere un secondo che uno alla querimonia di “figli e figliastri”, tuttavia, rimaniamo di uno snobismo esacerbante. Una premessa: parlo di rugby da una vita e, per molto tempo, ho intercettato sguardi assonnati e, zero virgola zero, interessati. In queste giornate di Coppa Davis ha, forse, rivisto la luce il lascito sempiterno del tennis fra l’angoscia di metterla dall’altra parte e il non dare tregua al mio avversario. Che sarà il deuteragonista di una lunga maratona di stati d’animo e occasioni. Un gesto e una smorfia, una luce tesa e la cupezza di un colpo mancato, uno contro l’altro, il “net”, il “secondo servizio”, tracce di “quella fottuta esperienza religiosa” che è la fascinazione tennistica nobiliare che diventa certamen della commedia umana e sportiva in ogni riga di David Foster Wallace dedicata al Roger Federer. La voglia, la determinazione di spuntare del tombino del ranking dei tennisti italiani doveva spingere il paese sportivo e televisivo ad alzarsi in piedi. E applaudire, per la miseria. Spellarsi le mani, sorridere alla gioia ritrovata dal poter competere come si deve e si può. Peccato.

Ivo Germano

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