Musica. Lili Marleen, il significato di una canzone tra caserme e l’Europa in fiamme

lili marleneLili Marleen (a volte citata come Lili Marlene) è una famosissima canzone tedesca, tradotta in innumerevoli lingue e divenuta famosa in tutto il mondo, durante la seconda guerra mondiale.
Il testo originale proviene da un poemetto scritto da uno scrittore e poeta tedesco di Amburgo, Hans Leip, soldato durante la prima guerra mondiale, prima di partire per il fronte russo nel 1915, e intitolato La canzone di una giovane sentinella. Il poemetto era parte di un volume di poesie intitolato Die Harfenorgel. Il nome “Lili Marleen” fu coniato unendo quello della sua ragazza (figlia di un ortolano) con quello di una giovane infermiera, Marleen, che sembra invece essere stata la ragazza di un commilitone. La prima registrazione fu quella cantata da Lale Andersen per l’Apollo Verlag (1938) con il titolo originale “Das Mädchen unter der Lanterne” (La ragazza sotto il lampione); dal 1939 fu chiamata Lili Marleen. Dal 1941 fu trasmessa dall’emittente militare di Radio Belgrado per intrattenere l’esercito tedesco. La canzone ebbe comunque una vita difficile: venne infatti osteggiata dal ministro della propaganda Joseph Goebbels che ne proibì la diffusione ma le lettere di protesta dei soldati, tra cui anche quella del maresciallo Erwin Rommel, fecero riprendere la trasmissione, tutte le sere alle 21 e 55, a chiusura dei programmi. La più famosa interprete fuori dalla Germania fu sicuramente l’attrice e cantante tedesca Marlene Dietrich, che dal 1930 risiedeva negli Stati Uniti. Dal 1944 cantò la canzone per le truppe alleate, e così Lili Marleen divenne la “canzone di tutti i soldati al fronte”, tedeschi o alleati.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=MO0lUXnAs-U
Il soldato fa la guerra, nel 1941, su tutti i fronti d’Europa e, dal 7 dicembre, in tutto il mondo. Ma alle 21,55, fusi orari permettendo, tutti i combattenti ascoltano la radio, ascoltano Lili Marleen; e il pensiero va alla ragazza che hanno lasciato al paese o in città (nelle città tutti i giorni aggredite dai bombardamenti aerei, dopo il sibilo lacerante e sinistro delle sirene). E la notte è lenta a trascorrere, senza il sorriso di lei, tra una lettera fortunosamente recapitata e l’altra, religiosamente ripiegata nella cassetta metallica chiusa a chiave, o in uno dei tasconi dello zaino. Settant’anni fa avrò ascoltato anch’io, alla radio Phonola dei miei genitori, a via Roma 74, dov’ero nato, “Lili Marleen”, nella versione italiana: “Tutte le sere sotto quel fanal, presso la caserma ti stavo ad aspettar”. Cantata nella versione originale, in tedesco, esprime meglio il pathos della tragedia bellica, di un mondo di milioni di giovani uomini che stanno affrontandosi, e che a sera, quando le armi tacciono, trovano uno spazio di intimità con se stessi, con la propria umanità ferita, con il disperato (e inconfessato) desiderio di riabbracciare lei. E il cuore ventenne, sotto la giacca feldgrau della Wehrmacht, accelera i battiti nell’attesa di Lili Marleen. Che prima o poi verrà, ad attendere davanti alla caserma.

Michele Mascolo

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