Azzurro Mondiale. Pepito Rossi e gli esclusi di un’Italia con pochi campioni

giuseppe rossiLe pepite (d’oro) scarseggiano e ora manca pure Pepito. E meno male che quella con l’Irlanda doveva essere, per Giuseppe Rossi, ” la prima partita del Mondiale”. E’ stata l’ultima e a poco valgono le parole del ct Cesare Prandelli, che pareva puntare sull’italo-americano come alfiere di una squadra dalla faccia pulita. L’esclusione dell’attaccante della Fiorentina dai 23 convocati ha già scatenato polemiche, facendo storcere il naso alla stragrande maggioranza degli italiani, allenatori per passione e contestatori per necessità.

La lista dei bocciati è lunga. A guardarsi i Mondiali brasiliani in Tv ci saranno gli esterni Christian Maggio e il veronese Romulo, che pagano cali di forma e infortuni, lo sfortunato Montolivo, e anche Mattia Destro, che pare abbia rifiutato il ruolo di riserva. Con il 23enne bomber romanista continua la strage di attaccanti centrali operata scientificamente da Prandelli. Roba che se Balotelli fa un colpo di tosse trema tutta Coverciano. Vabbè che sulla convocazione del sempreverde Luca Toni nessuno avrebbe puntato un euro ma sulla chiamata di Gilardino in tanti avrebbero scommesso. Osvaldo un anno fa era titolare con Balotelli ma dopo le vicissitudini inglesi e la comparsata alla Juve non è riuscito a riconquistare il cuore del commissario tecnico. Per non parlare di Francesco Totti, che guarderà sgambettare gli azzurri in poltrona, consapevole che quella con la Nazionale è una storia d’amore di gioventù a cui si guarda con tenerezza e forse persino un po’ di rimpianto.

Ma il grande escluso è senz’altro Giuseppe Rossi. Erede della tradizione dei trombati eccellenti – da Lodati a Pruzzo, passando per Baggio, Mancini e Zola – non è riuscito a convincere Prandelli, che gli ha preferito il folletto Insigne. Lui, il ragazzo perbene e sfortunato che farebbe felice ogni suocera, c’è rimasto male. Prima ha cinguettato su Twitter rispondendo come un uccellino agli sparvieri che lo volevano sfuggente come Titti davanti ai gatto Silvestro della difesa irlandese.  “Tutti dicono fuori forma: chiedete a chiunque i valori dei test in settimana e della partita. Vi stupirete. Contrasti? Paura? Che ridere…”. Poi ha corretto il tiro. “Adesso la cosa più importante però è tifare l’Italia. Forza Azzurri!!” aggiungendo l’hashtag #quintastella.

Peccato che in molti siano convinti che quella quinta stella sia impossibile da cucirsi sul petto. Soprattutto senza un campione – forse l’unico – come l’ex attaccante del Manchester. Solo il campo dirà se Prandelli ha fatto bene a non fidarsi del recupero mentale (più che fisico) del centravanti viola. Improvvisarsi ct sarà pure lo sport nazionale ed è vero che Pepito fa solo rima con Pablito. Ma per sognare – e magari vincere – servono gregari e soprattutto campioni. Pepite capaci con un guizzo di trasformare in oro qualsiasi pallone. Tolto l’inimitabile Pirlo, nell’Italia del buonismo da codice etico (applicato a fasi alterne) e del politicamente corretto, non se ne vedono tante.

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Mario De Fazio

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