Politica&animali. Il “fattore Dudù” impazza. E Beppe Grillo ne è rimasto vittima

dudù“Tale cane tale padrone” recita una diceria diffusa tra appassionati di animali, e forse proprio a questo pensava Beppe Grillo quando, dal palco di Pavia, inveiva contro il povero Dudù come fosse il solo responsabile dei mali del Paese. Una bravata che all’ex comico è costata cara, perché il cagnolino di Silvio Berlusconi e della Pascale, attuale compagna dell’ex premier, sembra proprio avere molti più sostenitori dei suoi proprietari.

“Berlusconi è impazzito per questo cane, ma Dudù deve essere assegnato alla vivisezione”  –  la parole dello scandalo, strillate a Pavia dal guru M5S, così forte, come è nel suo stile, da farsi sentire proprio da tutti, suscitando indignazione bipartisan. “Il leader del Movimento 5 Stelle – commenta Michela Brambilla, madrina anti-vivisezione ed ex ministro del Turismo –  fa propaganda alla vivisezione e mostra di non sapere neppure che cosa sia l’amore per gli animali. Così ha offeso i sentimenti di milioni di italiani, non solo dell’86% contrario alla vivisezione, ma in particolare di tutti quelli che convivono con un animale domestico e lo considerano come un componente della famiglia”. Da decisamente più a sinistra le voci di Luana Zanella  –  portavoce dei Verdi  –  e persino di Gianfranco Mascia  –  storico avversario di Berlusconi, animatore della protesta Bobi e del movimento non-violento di Ravenna  –  stigmatizzano le affermazioni dell’ex comico che, breviter, rettifica da Verona. “Noi non vogliamo vivisezionare Dudù, ma il suo proprietario”  –  replica Grillo, ma ormai il Caso Dudù è montato, inarrestabile. Mentre sulla nuova intenzione di vivisezionare il Cavaliere, ovvero un uomo, più o meno spiacevole egli sia, nessuno si esprime.

“Assassino”, “razzista animale”, “alter ego di Mengele” e così via. Questa è solo una piccola parte degli epiteti con cui è stato bersagliato Grillo. Esagerazioni/strumentalizzazioni secondo alcuni, lecita espressione di dissenso secondo altri. A prescindere da come la si pensi, ormai da diversi anni la politica è alla vana ricerca dell’alchimia perfetta con gli animalisti (e loro voti). Da Monti ad Alemanno e Bersani, passando proprio per Grillo, tutti hanno esibito almeno una volta il proprio cucciolo nella speranza di conquistare la fiducia di un mondo vastissimo, quello degli attivisti per i diritti degli animali. E forse proprio questo atteggiamento è stato fatale per Grillo, reo di aver tradito quella promessa. Certo è che questa vicenda insegna, qualora ce ne fosse ancora bisogno, ad esser cauti quando si tratta col mondo animalista perché è un boomerang che ritorna quasi sempre indietro. “Non disturbare il can che dorme” è il caso di dire.

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Elena Barlozzari

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