Mondiali. Bidoni alla riscossa: Castaignos (ex Inter) vice Van-Persie, Zaccheroni punta su Okubo

castaignosI brasiliani temono il nuovo Maracanazo, hanno una paura matta di scoprire – magari in finale, magari troppo tardi – che stanno puntando tutto su una Seleçao di brocchi. I Mondiali in Brasile hanno un fascino particolare, alla luce dei fatti del ’50. Volere è potere, anche vincere davanti a 200mila persone che fanno tutte il tifo contro di te. Se è stato possibile che l’Uruguay di Ghiggia e Schiaffino (grande squadra, se ne deve dare atto) battesse Zizinho e compagnia calciante proprio nel giardino di casa, perchè non dovrebbe essere possibile la rivincita dei bidoni?

CASTAIGNOS VICE-VAN PERSIE!. Sembra incredibile, ma ai Mondiali sarà la rivincita dei bidoni. La categoria è nota a tutti: calciatori attesi come Messia, annunciati come redentori delle sorti sportive della squadra del cuore, finiti, mestamente, a raccattare pallonate, sfottò e improperi dai tifosi delusi. Chi ama l’Inter non potrà non ricordare Luc Castaignos. Era il 2011, l’anno della non indimenticabile stagione nerazzurra partita con Gian Piero Gasperini in panca. Già allora Moratti voleva sfoltire i ranghi e costruire l’Inter dei giovani. Prese Alvarez e questo olandesino che prometteva di segnare valanghe di gol. Ne fece uno solo, al Siena. Ma di classe. Giocò soltanto sei volte. Nel frattempo, a mezzo stampa, prometteva amore al club, nonostante tutto: «Mi pare di stare sulla Luna». Forse non si ambientò bene oppure soffrì di vertigini, ma Moratti preferì scaricarlo. Al Twente. Dove con 27 gol si è guadagnato il posto nella Nazionale orange. E il diritto di vendetta: «All’Inter non mantennero le promesse, non mi facevano giocare mai…»

ZAC, OKUBO E IL NIPPO-CHOC. Un altro bidone in cerca di rivalsa è Yoshito Okubo, attaccante goleador (solo in Giappone…) chiamato a sorpresa da Alberto Zaccheroni tra i 23 Samurai che proveranno a vender cara la pelle in Brasile. La storia di Okubo è quella di un talento, forse, sopravvalutato. Piccolo, scattante, leggero. Troppo. Dopo valanghe di reti segnate con la maglia del Cerezo Osaka se lo prende il Maiorca. Era il 2005. Passano diciotto lunghissimi mesi in cui scende in campo con regolarità, 39 volte, ma segna soltanto 5 reti. Se ne torna in Patria, al Vissel Kobe, dove ritrova il sentiero del gol. Ne fa 25 e attira, di nuovo, le sirene europee. Stavolta è l’ambizioso Wolfsburg, in Germania. Gennaio 2009, si riaccendono le luci del calcio che contano. Stavolta non vuole fallire. Ma fallirà: nove presenze, niente gol ed ennesimo ritorno a casa nonostante il contrattone firmato fino al 2011. Ritorna di nuovo a casa e gioca a fare il bulletto, ossigenandosi pure i capelli. L’ultima bravata l’ha fatta insieme a Kengo Nakamura, suo degno compare al Kawasaki Frontale. Insieme sono riusciti a replicare il super-mega-fantistico tiro a due di Holly Hutton e Mark Landers. Nonostante ciò in Giappone sono rimasti scioccati dalla scelta di Zac. Che serafico risponde: «La vera sorpresa è come abbia fatto a convocare Kagawa e Kakitani che non segnano mai…».

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Giovanni Vasso

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