Conte ha fallito “solo” in Europa. Tra Scandinavia Turchia e Portogallo ha rimediato troppe battute d’arresto per competere con le corazzate d’Europa. Per conquistare la Champions – è una attenuante plausibile – ci vuole una rosa differente da quella dei guerrieri bianconeri, che non hanno trovato ostacoli nella serie A: a livello continentale la differenza la fanno i top player, i campioni che risolvono le partite con il colpo di genio individuale. Conte è consapevole che senza investimenti rilevanti della società, il gap in Europa con le spagnole (Real e Barcellona) appare incolmabile. E pure le rivali inglesi o tedesche hanno budget per rafforzare la rosa che la Vecchia Signora si sogna.
Allora la soluzione migliore è lasciarsi con stile dopo tre stagioni piene di record storici: Antonio Conte è così. Ha chiamato la propria bellissima figlia Vittoria. E ci sarà un motivo. Per questo preferisce l’ignoto (e forse qualche mese senza una panchina di grande club) al vivacchiare. I primi a conoscerlo per pregi e difetti, ma soprattutto per ambizione, sono i tifosi bianconeri.
Conte, icona dannunziana, sa bene che solo “chi osa, vince”.