Roma. Ricordare in Aula Giuseppina Ghersi uccisa dai partigiani? M5S vota sì

giuseppinaEra il 15 aprile scorso e a votare a favore della “mozione Ghersi” nel Municipio XIV di Roma c’erano anche gli esponenti del Movimento 5 Stelle, mentre PD, Sel e Lista Civica per Marino, esprimendosi contrariamente, ne hanno determinato la bocciatura.

La mozione in questione, presentata dal Nuovo Centro Destra, avrebbe impegnato il Municipio a rispettare, nella giornata di ieri, un minuto di silenzio per Giuseppina Ghersi, tredicenne freddata nel savonese dai partigiani il 30 Aprile del 1945.

La storia di Giuseppina ce la racconta Pansa ne Il Sangue dei Vinti: «… La mattina del 25 aprile, una ragazzina di 13 anni, Giuseppina Ghersi, studentessa delle magistrali alla “Rossello”, venne sequestrata in viale Dante Alighieri e scomparve. Apparteneva a una famiglia agiata, commercianti in ortofrutticoli. I Ghersi non erano neppure iscritti al PFN (…) una parente che era riuscita a rintracciarla a Legino la trovò ridotta allo stremo. La ragazzina piangeva. Implorava: “Aiutatemi!, mi vogliono uccidere”. Non ci fu il tempo di salvarla perché venne presto freddata con una raffica di mitra, vicino al cimitero di Zinola. Chi ne vide il cadavere, lo trovò in condizioni pietose.»

Il rifiuto della maggioranza è stato immediatamente stigmatizzato da Marco Terranova, Capogruppo M5S,  secondo cui si è persa «una buona occasione per sottolineare e condannare i fatti di cui si sono resi protagonisti alcuni partigiani nell’immediato post-liberazione, senza per questo cadere in alcun revisionismo o negazione dei valori della resistenza e dell’antifascismo».

L’accaduto non è sfuggito neanche ad un “gruppo di amici della provincia di Savona”, “apartitici” e “alla costante ricerca della verità”: ‘I Ragazzi del Manfrei’. I ‘Ragazzi’ denunciano da sempre l’omertà sulla vicenda Ghersi  e non hanno tardato ad indirizzare ai Consiglieri contrari alla mozione una lettera aperta: «Abbiamo appreso, non senza scoramento, del diniego da parte del vostro Municipio nel dedicare un semplice minuto di silenzio alla memoria della povera Giuseppina Ghersi  –  questo l’incipit dello scritto che denuncia come «quella bambina è un pericolo per chi vorrebbe fare della memoria storica del nostro paese un’opera di propaganda anziché un percorso condiviso non tanto tra chi si trovò ad operare scelte di campo diverse quanto addirittura tra i parenti delle stesse vittime, prescindendo dal colore o connotato politico che possa assumere nelle analisi degli esegeti dell’ideologia».

La lettera prosegue, e sottolinea come il lungo processo di riappacificazione del nostro popolo, che in molti caldeggiano a parole, non possa prescindere dai gesti concreti, come un “semplice sì” perché «non basta proclamarsi a favore della democrazia per esser uomini realmente liberi e aperti al dialogo».

«(…) Perché Giuseppina è uno dei tanti volti di un’Italia folle che si è combattuta tragicamente e che oggi, proprio per la sua innocenza, non dovrebbe temere turpi damnatio memoriae. Giuseppina non ha i colori delle ideologie che incendiarono il secolo scorso ma quelli che ci uniscono sotto la medesima bandiera». Essere «solo e sinceramente italiani» affinché ci venga concesso di «pensare ad una nazione onesta verso se stessa», l’auspicio conclusivo.

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Elena Barlozzari

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